QUEI giorni

Ci sono QUEI giorni.

In QUEI giorni non sopporto niente e nessuno.

QUEI giorni iniziano che mi sveglio e in bagno è finito il sapone liquido. Sbuffo. Prendo il bagnoschiuma che però ho lasciato dentro la doccia, nell’angolo più lontano dove non arrivo se non allungandomi tutta. Sbuffo. Ho le occhiaie, il correttore non le copre bene perché sono troppe e sbuffo. Devo temperare la matita per gli occhi, ha la punta finita, mi dico cazzo se l’avessi fatto ieri. Esco senza matita, mi pesa il culo pure a sbuffare, quindi non sbuffo, me li tengo per dopo.

Vecchi che ti chiedono l’ora, nel bus, che giorno è che ora è ma questo da dove passa e io che ne so, io oggi sbuffo, mica rispondo alle domande. Tutti gli altri giorni la gente che ha più di sessant’anni è solo anziana, oggi sono tutti vecchi rincretiniti, di botto, pure la vecchina che mi sta tanto simpatica e che vedo ogni giorno, oggi non ho sorrisi da dare, solo sbuffi stanchi e occhiatacce da dietro le lenti scure.

In ufficio mi salutano tutti pimpanti e io mi chiedo che cazzo c’avranno da pimpare, c’è l’afa e sono solo le nove. Sbuffo troppo, qualcuno se ne accorge e mi chiede che c’ho e io vorrei tanto dire che niente, è finito il sapone, ma è una storia lunga e per di più lo sappiamo tutti e due che ci siamo sempre stati sulle palle, quindi finiamola con le moine e cominciamo a mandarci a fare in culo, dai.

Comunque non sono mica QUEI giorni, quelli della pubblicità degli assorbenti, no, questi sono altri QUEI. In questi giorni il lactiflex non c’entra, non c’entrano manco le ali, c’entra il sapone. Ecco, è sempre tutta colpa del sapone.