Io spesso inizio le frasi con io. Ecco, appunto, l’ho rifatto. È che lo faccio sempre, anche quando parlo, ma quando parlo non si nota, perché intanto parla anche l’altra persona e quindi è tutto un io e tu e un sacco di altre particelle, che mescolandosi poi confondono le acque. Quando scrivo, invece, si nota di più.
Oggi durante una pausa caffè, una delle tante, mi sono messa a rileggere un po’ di cose che semino qua e là per l’internet. Ho pensato che forse sembro un tantino egocentrica, anche un po’ autoreferenziale, a volte. Anche sul blog, mai che parlassi di fatti terzi senza aggiungerci i fatti miei. Secondo me, faccio anche passare la voglia agli stalker. Insomma, ci sono già io che sono ossessionata da me stessa, non c’è posto per nessun altro e questo, uno stalker professionista lo capisce.
Io, comunque, non è vero che sono egocentrica e neanche autoreferenziale. È che mi piace partire da me per arrivare agli altri. Oh, non è un arrivare alla maniera di Amici di Maria, di quelli che sperano, con la mano sul cuore, di arrivare al pubblico. È più dare un input e ascoltare quello che genera. Non sempre genera eh, però quando genera, ecco, sono felice. E scrivo un sacco di minchiate online, non parlo certo di fisica quantistica. Però magari scrivo che sto bevendo il caffè, cosa che attira molti chissenefrega, sono sicura, invece qualcuno mi dice che lo preferisce amaro, un altro che ci mette tre cucchiaini di zucchero, nel caffè. E io so che tizio lo prende amaro e caio probabilmente a cinquant’anni avrà il diabete.
E sono felice. Non del fatto che caio avrà il diabete, ovviamente. Sono felice dello scambio. Penso di essere fatta per scambiare, io. E online faccio tanti scambi, ad ogni livello di conoscenza. E poi gli scambi me li porto di qua, me li attacco addosso, nella testa, e mi sembra di essere più piena. Tipo prima stavo sul divano e il cruciverba mi ha chiesto il cimitero genovese dove è sepolto Mazzini. E io ho scritto Staglieno, anche se non avevo nessuna lettera d’aiuto e in geografia e storia sono una capra e a Genova chi cavolo c’è mai stato. Mentre lo scrivevo ho pensato a Miss Fletcher, al suo post sul cimitero monumentale e a quanto mi piace scambiare, e poi sono venuta qua e ho scritto questo pippone.
E dato che ci sto, ne approfitto per darle un abbraccio, ché Genova in questi giorni sta affrontando dei momenti difficili e quindi pure i genovesi.
Ecco, ho finito.
Grazie tesoro, davvero…ti abbraccio anch’io…
:*
Io penso che non ci sia niente di male a iniziare da sé stessi. Non dirmi cosa pensa la gente: dimmi cosa pensi tu
L’annosa questione di come veniamo percepiti dalla gente mi ha sempre interessato. Fosse per me, distribuirei dei test come quelli che danno in facoltà per valutare il corso di studi.
Dovrebbero iniziare sempre tutti da se stessi, ne guadagnerebbero innanzitutto gli altri.
Questa cosa mi piace, la utilizzerò la prossima volta che vorrò giustificarmi ;)
Allargo il discorso partendo proprio dalla “casualità” di Staglieno. E’ curioso come certe volte hai in bocca le risposte più insolite soltanto perché il caso ti ha fatto imbattere in un incontro, che quelle risposte, mesi o anni dopo, te le dà. Non mi sei mai parsa egocentrica. Non mi piacciono i blog degli egocentrici, quindi non mi sarebbe piaciuto così tanto il tuo. Mi piacciono quelli che hanno da dire cose e lo fanno senza credersi chissà chi, anche perché, chi si crede chissà chi, ha raramente qualcosa da dire. Quindi avanti così. Mi unisco all’abbraccio virtuale alla nostra Miss Fletcher.
Grazie Matteo, apprezzo molto il tuo commento, come sempre.
Grazie Matteo…
IO a volte cerco di non cominciare con io, perché mi sembra esagerato, anche se tanto poi parlo sempre di io. Poi è molto vero che è tutto un confrontarsi di io e, son gusti ma anche per me, il bello è quello.
Gli stalker lol :D
Sì, il bello è quello.
Io non credo che sia una brutta cosa dire “io”, sarà perché anch’io lo faccio e con molta consapevolezza quando scrivo. E’ vero che non c’è un solo io, né la pretesa di un’identità autonoma, ma proprio per questo ridefiniamo di continuo il nostro “io” nel confronto con l’altro.
E poi io credo molto in questa storia dello scambio. Noi siamo in un contesto, ci lasciamo influenzare (si spera) e lo influenziamo. E’ tutto un ciclo di umanità. Poco a che vedere con l’egotismo.
Senza contare che è importante stabilire un rapporto con se stessi prima di potersi avvicinare agli altri. Partire da se stessi, per l’appunto, perché fondamentalmente noi uomini siamo isole.