Mi piacerebbe avere una chaise longue, non quella ricoperta di cavallino, ché la pelle di cavallino sta bene sui cavallini, sulle chaise longue un po’ meno. Mi andrebbe bene una chaise longue di pelle sintetica, magari vicino a un finestrone e il finestrone vicino ad una grande libreria, una libreria immensa di quelle che per prendere i libri in alto devi usare la scala. Ma a me non serve la scala, ho già letto tutti i libri, li ho messi lì apposta, dopo averli letti tutti, stanno lì per essere ammirati da chi entra in questa stanza, nella stanza dove ci sono io, la chaise longue e il finestrone all’inglese, coi vetri quadrettati.
Vedo il prato a quadretti, il bianco del legno che si mescola al verde dell’erba e al celeste del cielo.
Mi ascolti, se ti dico una cosa? Leggi pure i titoli dei libri, sfoglia l’enciclopedia, soffermati alla voce dicroismo, crasi o slapstick, che ne so, però porgimi le orecchie, quelle due cose che si intravedono sotto ai capelli, dalle a me. Ho la chaise longue, il finestrone, la luce bianca da fuori e due orecchie che non sono le mie, non mi serve nient’altro.
Quindi ti parlo, so che mi ascolti, o almeno sei bravo a farmelo credere e io ti ringrazio. Ti faccio domande a cui non servono risposte. Ti chiedo come fare a raggiungere qualcosa, se non si sa cosa si vuole raggiungere. Ti chiedo come si fa a volere veramente qualcosa, e ricalco il veramente fino a finirmi la punta di una matita immaginaria, quella che poi mordicchio dall’altro lato, quello dove la punta non c’è. Temperavo sempre le matite da entrambi i lati, così le punte mi duravano il doppio, terminata una, c’era quella di scorta. Adesso non lo faccio più, uso poco le matite, anche se continuo a preferirle alle penne.
Quindi come si fa a volere le cose veramente? A crederci, a spingerle verso di noi, a toccarle. Come si fa a capire quali sono? Quali sono quelle che voglio io per me e quelle che vogliono gli altri per me, quelle che voglio io per me perché le vogliono gli altri e so che vogliono cose giuste che però (forse) non voglio io? Mi ascolti? credo di no, si vede, perché a questo punto avresti dovuto girarti, aggrottare la fronte e chiedermi cosa diavolo io stia dicendo, invece niente, meglio così, perché non so cosa diavolo sto dicendo, ti avrei risposto alzando le spalle e facendo il musetto alla boh.
Non lo so, vorrei una chaise longue di fronte a un finestrone quadrettato e a due orecchie, vicino a un tavolino, per allungare la mano e metterci sopra tutte le cose, quelle che penso di volere, quelle che penso di non volere ma a volte sì, quelle che penso proprio no, i buoni consigli altrui, le mie reticenze, le cose per cui valgo, le cose di cui ho paura, le cose che dovrei fare, le cose che potrei fare se solo…, le cose che mi frenano, quelle che mi fanno andare avanti. Metterei tutte queste cose sul tavolo sparpagliate e gli appiccicherei sopra le etichette, una ad una.
Forse ho solo bisogno di un’etichetta, come quelle che mettevo sui quaderni con la copertina lucida. Italiano. Storia. Testi canzoni.
Forse dovrei riprendere una di quelle agendine che ti regalano da bambina, in cui dentro è già tutto scritto, tu devi solo compilare dove ci sono i puntini.
Amo puntini puntini puntini
La mia migliore amica è puntini puntini puntini
Da grande voglio fare puntini puntini puntini
Ecco, dato che sei lì, vicino alla libreria, cercami una di queste agendine, sono quelle a destra, coi colori pastello, passamela, ho bisogno di leggere cosa ci avevo scritto, ho bisogno di riempire i puntini che non ho ancora riempito.
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Lo sai, vero, che questo post è un capolavoro?
Sono senza parole, Cla…
Tesoro, ti ringrazio (anche qua) :***
“meglio così, perché non so cosa diavolo sto dicendo, ti avrei risposto alzando le spalle e facendo il musetto alla boh”
Questa frase è così fortemente rappresentativa della realtà che merita da sola un applauso. E’ sempre un grandissimo piacere leggerti, cara Claudiappì, quando vedo che arriva un’email che mi annuncia un nuovo post non lo leggo sull’aifon o sull’aipad o sul pc dell’ufficio. Aspetto di arrivare a casa, mi metto al mio angolo dove c’è il Mac (l’iMac con il monitor da 21″ che c’entrano 9536 finestre aperte e tutte visibili), mi accomodo e mi godo il post. E quando arrivo in fondo mi sento che mi hai dato qualcosa. Sempre.
Uuuuuhhhh qua ci vuole la faccina da *___*
È tutto bellissimo, quello che mi hai scritto. Non dico altro, solo grazie :)
i tuoi post sono meravigliosi a dir poco! Se solo penso che t’ho scoperta per caso…
Dì un pò, stavi leggendo nella mia mente? Io ci penso spesso ultimamente, non so più che cosa vorrei io e cosa è diventato mio (diventato per trasposizione ed influenze varie di chi mi sta accanto sempre). Mi sento molto spugna e poco, o meglio, per niente originale. “Una copia di mille riassunti” come meglio esprimeva Samuele Bersani anni che furono.
Ho deciso di prendermi del tempo per me stessa per ritrovarmi e imparare a distinguere me “dagli intrusi”. E’ tempo di mitosi, è tempo di passare ad un guscio più grande perchè l’aragosta sta crescendo e tutti questi pensieri non miei li sento stretti, stretti da togliere il fiato e soffocarti.
Dimenticavo: nella mia casetta vorrei tanto il salotto con una vetrata sul mezzo esagono … sì ma non con i ritagli di finestra in stile cella carceraria dipinta di bianco!! Vorrei le vetrate grandi, così c’è un sacco di luce ad illuminare il divano rosso.
Ma tu te lo immagini un “sacco di luce” ???? ahahhahhah
i puntini c’andrebbero a nozze! ;)
Michi, che carina che sei. Io prendo un sacco di tempo per me stessa, ma proprio tanto, per riflettere e cercare di capire, ma i risultati sono sempre gli stessi, resto sulla mia posizione, che non so manco qual è (per dirti come sto combinata) ;)
perfetto, aggiungerei solo una lampada Arco di Castiglioni a fianco della chaise longue di Le Corbusier, sicuro di farti cosa gradita
Graditissima, così la sera, in mancanza di luce e prati e azzurro, mi sembrerebbe di stare lì a pensare sotto la luna.
:-) Mi hai fatto riconciliare con i puntini. Non mi sono mai piaciuti i tre puntini di sospensione
Lo sai che li odio anch’io? Se ci fai caso, non li uso mai (in questo post solo una volta, ma li mettevo e li cancellavo, poi li ho lasciati lì). ;)
Bel post Claudia, veramente.
Avevo una chaise longue, vinta a una lotteria.
Dopo innumerevoli tentativi e annunci in bacheche varie, mancando un acquirente, la diedi a un mio amico che me l’aveva gentilmente ospitata nella sua cantina (è stata promossa: ora riposa tranquilla nello studio dell’amico, lei, un tavolino bianco, un MacQualcosa sul tavolino bianco).
Se solo ti avessi conosciuta prima, chissà, avrebbe potuto essere tua, la chaise longue (ma le orecchie no, quelle proprio no: ascoltare costa fatica).
Sì, ascoltare costa fatica, fare finta molto meno ;)
Comunque mannaggia, arrivo sempre tardi, io, sarei stata degna proprietaria di chaise longue, l’avrei trattata come una figlia :)
…vetrata a quadrotti, chaise longue, scaffalature con le scale incorporate, l’affaccio sul giardino… Non sono fatta per non essere una ricca donna inglese di inizio secolo… Bravissima…
Neanche io, cara. Siamo nate nel posto e nell’epoca sbagliata, ma possiamo rimediare col vintage ;)
Grazie :*
Chissà se una chaise longue dentro una stanza è il modo più conveniente per capirci qualcosa. Forse il gianrdino, dove mettersi a piantare semi un po’ qui un po’ lì fino a capire qual è l’aria di terreno più adeguata. Insomma, ti abbraccio.
La tua metafora mi piace molto, vado subito a comprare i semini.
Ricambio l’abbraccio :*
Ma cosa diavolo stai dicendo? :)
io a quella stanza ci aggiungerei solo una finestra, per guardare fuori il panorama, magari una bella collina con viti ed ulivi inframezzati da campi di grano maturi
come non detto… m’era sfuggito il finestrone all’inglese… ah… la vecchiaia
È il caldo, per la vecchiaia c’è tempo :)
no no ti assicuro… rincoglionimento grave
Forse vado un po’ contro corrente, ma questo post (elegante, romantico) secondo me ha una certa carica umoristica. Nel senso che il finale mi ha fatto ridere proprio. Magari sono scemo io. :D
Ahaha è che poi ognuno interpreta le cose come gli pare. È bello vedere le reazioni di chi legge, soprattutto quelle fuori dal coro.
Poi mi dirai cosa avevi bevuto prima di leggere il post :D
Ma niente di che, il solito! :|
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Mi ha messo una tenerezza immensa addosso questo post.
Cla sei proprio brava!
Ma grazie, Giovy :*
Questo post parla un po’ anche di me. I puntini mi mettono un po’ ansia, li devo assolutamente riempire, non li posso lasciare così, ma se non so cosa scrivere? Che fatica. (Bello!)
Tanta fatica, bisogna avere le idee chiare, ma è ‘na parola! :)
La risposta che ho trovato io, se può esser utile, è tentare in una qualsiasi direzione. Ognuno di noi è incline a “qualcosa”, se non te lo ricordi o non lo trovi scritto nei quaderni color pastello o magari non te lo sei mai segnato da qualche parte, questa “inclinosità” esce fuori lo stesso quando fai qualcosa. Che poi non è detto che debba essere qualcosa di previsto. Anzi le vere strade escono fuori da quelle che uno credeva di volere.
Ad ogni modo non ti preoccupare eccessivamente, saprai dirtelo al momento opportuno.
puntini puntini =)
Lo spero :)
Il brutto è che io sarei incline a troppe cose, e non è sempre un bene, devo scegliere e andare verso una di queste cose in particolare. Entro l’anno prossimo, che c’avrò la crisi dei trenta :D
Non fare come per Firenze, che rimandi tutto al dopo-viaggio :D
Per i miei gusti, hai preso la tangente per arrivare al “punto” centrale. Ma, ad una bella penna come la tua sono puntini che si perdonano :-)
Eh, un po’ di ghirigori ogni tanto mi scappano ;)
Grazie, cara. Bacio