Le parole che non ti ho detto (e che non ti dirò)

Posted by on Lug 15, 2013 in Me, myself | 33 comments

Quella mattina che eravamo in macchina e tornavamo insieme verso casa, quella mattina c’era il sole, un sole di primavera che scottava come solo il sole pugliese di maggio può fare. Mi sentivo bella, quella mattina, davvero, sono uscita di casa piena di buone speranze, saremmo rimasti soli e non ci capitava da tempo. Ti avrei detto tutto, mentre la macchina correva su quelle strade vuote, ti avrei riempito di parole l’abitacolo e le parole sarebbero rimaste lì a luccicare, ti avrei impedito di aprire i finestrini e farle rotolare giù per i campi, sarebbero rimaste lì a sorprenderti e a sorprendere me per il coraggio, perché ci sarebbe voluto il coraggio di tirarle fuori dallo stomaco, farle risalire per l’esofago, spingerle fuori dalla gola, avrei dovuto calarmi nel pozzo dove si erano rintanate da anni.
Volevo farcela, ma le tue mani sul volante erano troppo perfette, la macchina andava troppo veloce, il tragitto era troppo breve. Stavo zitta. Zitta, come una scema. Neanche la radio, neanche il rumore del respiro. Zitta. Zitta e impietrita, mentre dentro il calore mi faceva ribollire le cose, i ricordi, quel bacio, quell’unico bacio senza neanche la lingua. Ecco lo svincolo. Digli di portarti al mare, di girare a sinistra, è una bella giornata, non sono ancora le dieci, digli di andare al mare, diglielo cazzo, diglielo.
Nessun miracolo della natura, nessun geyser, nessuna eruzione di lava e lapilli. Il silenzio del tuo profilo. Il silenzio della mia delusione. Pure il cuore ha smesso di fare tumtumtum quando hai girato a destra. Non ti ho detto che ti amavo. Da quanto? Un anno? Non ti ho detto che ti avrei amato per un sacco di tempo ancora, questo non te l’ho detto perché non potevo mica saperlo, ma avrei dovuto immaginarlo da quel giorno lì, di sole pugliese, di silenzio e di mare che non c’è stato e che non c’è stato più.

Poi dicono che le cose me le lego al dito. Me le lego al dito quando sono importanti, quando lo sono per me, almeno. Perché, conta che siano importanti per qualcun altro? Per me, ad esempio, conta esserci, se tu mi chiedi di esserci. E ci sono stata. Ma conta anche che tu ci sia, se ti chiedo di esserci. E non ci sei stata. Dammi una giustificazione valida per la quinta assenza, fai venire i tuoi genitori come si faceva a scuola, dimmi che stai male, che ti è morto il cane, inventati una scusa qualsiasi e io ti crederò, ma che non ti vada non lo accetto. No, non lo accetto, ho deciso. No.

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È che non mi piaci. Davvero, mi dispiace, ma non mi piaci. Sì, mi dicevi ti amo e ti rispondevo anch’io, ma capisci, nessuno mi aveva mai detto ti amo prima, nemmeno su carta, nemmeno al telefono. E tu, da lontano, vieni e mi dici che mi ami e allora io non lo so, ho pensato di doverti rispondere anch’io, ci stava, mi faceva sentire grande, anche se dell’amore ancora non capivo niente. E sai quando ho scoperto che dell’amore non capivo niente? Quando mi hai detto ho comprato la cam. E quando ti ho visto ho capito che non ti amo, perché sei brutto e se ti amassi ti amerei lo stesso anche da brutto, ma ti vedo brutto, quindi non ti amo. Mi dispiace. Facciamo che non ci sentiamo più.

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Dovrei odiarti e a volte l’ho fatto come non ho mai odiato nessuno. E invece te sì, qualche volta ti ho odiato davvero, dal profondo, da volerti scaraventare fuori, da buttarti dal balcone, da impazzire di sensi di colpa. Poi penso che non è colpa tua né colpa mia, un modo come un altro per sopravvivere.

Mi sono messa a leggere tutto il tuo blog, da un po’. Lo faccio di notte, con la musica nelle orecchie. È bello. Bellissimo. C’è la tua vita, lì dentro, c’è quello che sei adesso, solo che qualche anno fa non lo sapevi. Non l’avevo mai fatto, leggere un blog dall’inizio dei tempi, dal primo post all’ultimo. Sono contenta di farlo col tuo.

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Mi piacerebbe diventare tua amica, che mi confidassi le cose che non dici a nessuno o che dici a pochi. E mi piacerebbe perché secondo me hai un sacco di cose da dire, te lo leggo negli occhi. Cose che non dici a nessuno o che dici a pochi. Solo che non so come si fa, a diventare amici, dico. Divento imbranata con le persone che mi piacciono tanto, torno adolescente. E chiedere di diventare amici è ancora più difficile che chiedere di andare al mare. Non è una cosa che si chiede, ecco.

[Mi freno. Forse troppo spesso. O per fortuna. Anche le cose non dette e non fatte hanno un loro perché.]

33 Comments

  1. Lo stavo pensando pure io, che non si chiede di diventare amici.

    • Però forse si può fare in modo che accada, non lo so. Ci provo :)

  2. È difficile dirle, certe cose. Si deve aspettare il momento giusto, il modo giusto, e intanto che aspetti, il momento passa.
    O forse, hai ragione, come dici certe cose è meglio non dirle, anche il non detto ha un perché.

    • Sì, di questo sono convinta. In alcuni casi sono fatalista :)

      • Anche perché, chi l’ha detto che dopo aver detto tutto si stia meglio? Non è sempre così, anzi… Comunque, mi sono dimenticata di darti un bagio prima, scusa ero pensierosa, ora eccotene due :* :*

        • Tesoro, ricambio e raddoppio :****

  3. Si può chiedere di provarci, almeno a se stessi… E se poi non diventerete amici, avrai forse scampato un bel rischio! C’est la vie, Claudia, che talvolta ci fa da mamma ed amica ;)

    • È vero, io poi della vita mi fido molto :)
      Un abbraccio, Giovanna.

  4. Letto via auro stamattina, ne ho preso in prestito un pezzetto per una foto che mi scappava. Grazie, ecco. (http://www.flickr.com/photos/piermario/9292415804)

    • Ma grazie a te, mi piacciono le intersecazioni :)

  5. Non tutti i bocci di camelia diventano fiori. Alcuni rimangono così, come le parole non dette. Racchiudendo l’essenza che poteva diventare forma. Non so se ci sia un limite, un perché ai non detti. Non certo il tempo perché come dici alcuni durano a lungo. Forse in certi momenti basterebbe solo avere un po’ più di coraggio e le cose, in un modo o nell’altro, prenderebbero una direzione. Magari esternando quello che abbiamo dentro, questo a contatto con l’aria prende forma oppure si ridimensiona.

    • Sì, il bello è che le cose prendono lo stesso una direzione, solo diversa.
      Io sono per il dire sempre e infatti dico, ma alcune di queste cose, soprattutto quelle che si riferiscono a molti anni fa, erano sassolini che avevo bisogno di togliermi :)

  6. Mi chiedo quanti siano i protagonisti di questo post, molto bello come sempre.
    Comunque non c’era bisogno di leggere tutto il mio blog, potevo farti una sintesi.

    • Ogni pezzo appartiene a una persona diversa.
      Le vite non si possono sintetizzare ;)

  7. non si dovrebbe mai chiedere niente o se si chiede non si dovrebbeaspettare una risposta. le cose accadono. se devono accadere.

    • È vero, ma non sempre. Se non avessi parlato 11 anni fa, adesso tra i destinatari delle parole che non ho detto ci sarebbe anche mio marito :) Comunque sì, le cose accadono perché devono accadere.

  8. vado a comprare una webcam

    • Adesso non serve più, c’è facebook, c’è instagram, ci sono gli hangout ad altissima risoluzione. Quando ero giovane, le immagini delle cam erano granulose, quando c’erano, e la maggior parte delle persone usava disegni come avatar, senza metterci la faccia ;)

  9. che belle le parole non dette, profumano di fresco anche se sono vecchie di anni.
    mi sfuggi se ti rivolgi sempre alla stessa persona, non credo e preferisco pensare che che siano momenti diversi di vita, interlocutori diversi e medesimo sia lo slancio che ti spinge a (non) dire.
    e “diglielo, cazzo”
    ml

    • Sì, massimo, i momenti sono diversi. Alcuni attuali, altri risalgono a più di dieci anni fa. E anche le persone sono diverse, una per ogni spezzone che è anche un pezzo di vita.

  10. (per un mistero tecnologico il mio pc recalcitra come un cavallo bizzoso ad aprire la tua pagina, 9 su 10 si rifiuta)

    • (Può essere che la mia sia una homepage troppo pesante, non saprei. Farò dei test appena ho un attimo di tempo. Grazie per avermelo segnalato!)

  11. son sempre belle le tue parole, mi rimbalzano in petto, le vivo come se fossero emozioni mie, scrivi proprio bene

    • Che bellissimo complimento, debora.
      Grazie <3

  12. In effetti ho capito veramente poco. Ma il titolo è così bello…

    • Un titolo familiare.
      Comunque che c’è da capire, sono 6 messaggi in bottiglia a sei persone diverse in 6 periodi diversi :)
      La prossima volta ci scrivo un disclaimer :D

      • Mi sembrava una specie di storia d’amore andata male fino a quando non hai inserito quel dettaglio della “cam”, che di colpo ha trasformato tutto in una storia un po’ torbida. Ma poi nel finale è tornata storia d’amore. Invece, che sciocco, erano sei storie a sei persone diverse in sei periodi diversi, era chiaro…

  13. Bello bello il primo pezzo, l’ho letto come fosse l’incipit di un libro. Ci starebbe bene secondo me.

  14. Mi piace tanto tantissimo..io sono la regina delle parole non dette. Mi piace soprattutto l’ultimo. Bello.

    • Grazie mille, Ilenia :)
      Io ne ho ancora tante, di cose da dire, ma non le ho scritte perché non resteranno non dette.
      Dille anche tu ;)

  15. Certi silenzi bruciano dentro perché non ci sono parole adatte per esprimerli e piuttosto di una parola fuori luogo è meglio uno sguardo o un gesto. Dicono di più. E poi certe cose non si chiedono, succedono e basta…un sorriso a te… ^____^

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