Brava

Posted by on Lug 18, 2013 in Me, myself | 28 comments

Una ragazza sale sull’autobus e offre all’autista, che a quanto pare conosce, una fetta di ciambellone preparato con le sue mani (ci tiene a sottolineare).
Glielo porge avvolto nella carta d’alluminio, un po’ come i panini al prosciutto che tiravamo fuori dagli zaini alle gite scolastiche.
Si parlano, che fai come stai.
Lui fa la solita battuta cretina, “speriamo che non mi avveleni”. E lei ride.
“Stronzo”, gli fa, mentre ride di una risata un po’ sguaiata che le somiglia, le si addice proprio. Si addice anche al vestito tutto tempestato di paillettes, che dà un po’ nell’occhio, se non altro per il fatto che sono solo le due di pomeriggio.
Non sono paillettes eleganti, sono di quelle un po’ cafone e dozzinali, abbinate a un paio di ciabattine basse di cuoio con un enorme fiore sopra.
Le guardo i piedi, ormai ho smesso anche di spippolare col telefono, perché quello che ho davanti mi sembra di gran lunga più interessante. I piedi non sono curati. Ha residui di smalto probabilmente risalenti al 2006, smalto che deve essere stato azzurro, a suo tempo.

Attaccata allo sportello di vetro che la separa dall’autista, mi ricorda una specie di bertuccia impertinente. Muove quei piedini fiorati, li gira e li rigira, come fanno le bambine che sanno di essere guardate e la cosa gli piace, però un po’ si vergognano anche.
Lui, l’autista, è attento alla strada, ogni tanto abbozza un sorriso e la guarda con la coda dell’occhio.
Hanno una pessima fama di sciupafemmine gli autisti degli autobus, si sa. Lui in effetti è belloccio, abbiamo anche parlato qualche volta, per lo più del tempo, del lavoro, cose così, da dieci minuti di tratta. È uno di quei tipi sempliciotti, quelli che abitano in paese, hanno finito le superiori a stento, non hanno mai vissuto fuori di casa, quelli che il massimo della vita è andare al concerto di Vasco Rossi.
“Adesso però non posso mangiarlo” – dice lui
“Però poi mangialo, così mi dici se è buono” – si assicura lei, prima di ripartire all’attacco
“Voglio proprio vedere quando mi inviterai a cena a casa tua, voglio vedere cosa mi cucini.”
Lui tergiversa. Forse non le piace, forse non è il luogo adatto per parlarne, davanti a me, alla mamma di colore con tre figli al seguito, al vecchio in piedi pressato tra due studentesse coi trolley. Sta di fatto che, quando io scendo alla mia fermata, ancora stanno lì a parlottare di ciambelloni e di cene.

Che se non avessi tanto da fare, mi fermerei ancora un po’, arriverei al capolinea, li seguirei mentre scendono entrambi dall’autobus e si incamminano verso il bar a prendere un caffè, il sempliciotto e la ragazza paillettata. Dietro di loro, farei finta di andare per la mia strada e intanto farei il tifo per lei, perché ci ha provato, perché chi aspetta e spera rimane da solo coi suoi sospiri, perché invece è così che si fa. Brava.

28 Comments

  1. Brava chessì!
    Però le ciabatte di cuoio col megafiore sono imperdonabili.

    • Davvero, una cosa oscena, ma soprattutto per i piedi :D

  2. ne vedo, a volte, di scenette simili, sulla tratta da pendolare che percorro ogni giorno. Alcune sono gradevoli, quasi garbate. Alcuni autisti chiacchierano volentieri (siamo in romagna, la parlantina è quasi d’obbligo), e salutano con familiarità i frequentatori abituali della linea. Una volta abbiamo discettato di letture e non-letture, a quattro: tre passeggeri e l’autista che raccontava del figlio amante dei romanzi di indagine.
    Ma quelli che mi fanno un po’ accapponare la pelle invece sono i marpioni che danno corda alle ragazzine, 16enni poco vestite pronte ad andare al mare, che attaccano bottone per misurare il loro potenziale seduttivo: potrebbero essere i loro padri, gli autisti marpioni che guardano con occhi cupidi.
    Ps: niente invece contro gli autisti giovani, che però – guarda caso – sono sempre molto corretti nei confronti delle ragazzine.

    • È vero, si potrebbe scrivere un libro ;)

  3. Forse era sua sorella.

    • Le sorelle non guardano con quegli occhi :)

  4. Ero pronta a pensare tutto il peggio della ragazzotta. E invece, guarda, un po’ di tifo glielo faccio anche io, pensando che di sicuro al posto suo sarei rimasta ad aspettare e sperare. Brava.

    • Anch’io ero prontissima, poi mi ha guadagnato duecento punti-coraggio :D

  5. quante storia di approcci all’autista dell’autobus potrei raccontare anche io…

    • Fatti da te? :D
      Io sono sette anni che prendo gli autobus, ci verrebbe davvero fuori la divina commedia ;)

  6. alla soglia dei 16 anni. stabilimento balneare di maralunga, dietro fiascherino, golfo di la spezia. vedendo che ero insopportabilmente timido, una specie di olivia newton john in miniatura, cui pensavo giorno e notte da un mese, mi invita a tuffarmi con lei dagli scogli dove non c’è il bagnino. facciamo il bagno. nuotiamo e ridiamo. poi lei risale la scaletta e va a fare la doccia, una di quelle docce all’aperto. era il crepuscolo, non c’era nessuno. la saluto e torno a casa #fail

    • Molto fail, ma un ragazzo di 16 anni di molto tempo fa era praticamente un bamboccetto. Sei scusato ;)

  7. Le cose non si scrivono per caso! forse tu non ci hai nemmeno fatto caso, ma questo post ha un nesso logico, o meglio emozionale, con il precedente: là c’era il rammarico di non aver detto, non aver agito, qui l’apprezzamento per qualcuna che almeno ci ha provato.
    ml

    • Vero, non ci avevo pensato e ti ringrazio molto per aver colto il nesso.
      In realtà, molte di quelle cose non dette si riferiscono a tanto tempo fa, poi uno cresce e capisce che aspettare sempre le mosse degli altri non è proprio una tattica vincente, non solo con gli autisti ;)

  8. hai uno sguardo di bellezza sul mondo che è davvero invidiabile!

    • Ma grazie, davvero :)

  9. Sì, uno sguardo di bellezza fuori dal comune. E dalla regione. E pure dall’intero pianeta :)
    Brava!

    • Quanto mi piacciono le esagerazioni. Brava! :D

  10. Lu ciammellottu de lo vatte come afrodisiaco per una nuova conquista?! L’ ho assaggiato una volta sola ma era un mapazzone gnucchissimo che sono riuscito a ingolare solo innaffiando lo con 3 bicchieri di Vernelli. Brava la signorina, ottimo il fine, sbagliato il mezzo.

    • E oh, tutto non si può avere :)

  11. Un tempo, un tempo lontano, lontanissimo, dimenticato, si ricorreva persino al participio presente per indicare, nobilitandola, una professione (“conducente”),
    e al participio presente si era soliti abbinare un imperativo (“non parlate al”).
    Non come ora, tempo di inesorabile declino della civiltà occidentale, dove ad
    un autista è persino possibile offrire fette di torta! :-)

    • Vero, questi ragazzi d’oggi non hanno più rispetto. La prossima volta che mi capita di vedere una scena del genere, da brava vecchina, bacchetto la tipetta di turno e faccio la moralizzatrice :)

  12. Sì, però una sistematina generale prima di provarci se la poteva anche dare. :D

    • Ma vedrai come si agghinda la prima volta che andrà a cena a casa sua, ha puntato sull’effetto shock ;)

  13. Mi sono visto tutta la scena davanti. Hai descritto in maniera impeccabile la situazione, come sei solita fare… Ma mi rimangono un paio di dubbi: sei sicura di non averli seguiti fino al bar? E non è che adesso anche tu andrai in giro con vestito paillettato e fette di ciambellone da offrire ai conducenti degli autobus? ;)
    Abbraccio,
    Andrea

    • Ahahah no, i conducenti degli autobus non mi attraggono per niente.

      Grazie, Andrea ;*

  14. conosco un solo autista di autobus (tra l’altro non so se ovunque, ma qui a TO i gggiovani chiamano i bus-autisti “guido”. Il guido, i guido, ecc) e pensarlo come sciupafemmine mi fa veramente molto ridere :D

    • A TO i gggiovani sono strani, questa non la sapevo :D
      Io qui li conosco tutti e anche a me fa molto ridere che molti facciano i piacioni, ma tant’è ;)

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