Devono per forza essere i neon

Posted by on Dic 10, 2013 in Me, myself | 18 comments

Dove ti ho visto?
Prima che in questo bar, intendo.
Dove ti ho già incontrato?
Prima che in questo posto dai tavolini con le tovaglie a fiori che sanno di polvere, un po’ sbiadite come lo sono le poltroncine verdi, il bancone e la faccia della barista alla macchina del caffè.
Forse eravamo in fila alle Poste? Numeri vicini di fronte alla scelta tra il macinato magro e quello misto, in macelleria? O forse sei venuto in ufficio a convincermi di cambiare tariffa telefonica.
No, non hai la faccia di uno che cerca di convincerti, hai più la faccia di quello che viene convinto.

Abbiamo preso lo stesso ascensore. Mi hai sorriso insieme a tuo figlio e io ho ricambiato un sacco di volte, anni fa.
Ecco dove ti ho già visto.
Ti ho sentito spesso litigare con tua moglie, tra un esame di sociologia e un altro di chissà cosa.
Non sono felice! Ti ha urlato contro, una volta. E quelle tre parole si sono ficcate di forza tra le righe che leggevo. Hanno strappato l’attenzione dalle teorie e, staccando gli occhi dal libro, per un attimo ho trattenuto il fiato e ho aspettato. Forse l’ha fatto anche lei, aspettava la tua risposta al fuoco, in apnea, dopo aver sparato le sue cartucce. Ma tu non hai risposto nulla, o forse l’hai fatto piano e io non ho sentito o l’hai fatto con gli occhi e io non ti ho visto, dalla mia cameretta dall’altra parte del muro.

Hai solo sbattuto la porta. O è stata lei? Ho sempre immaginato fossi stato tu. Ho immaginato che non ci potesse essere altra risposta che sbattere la porta, da parte di un uomo che sente quelle parole pronunciate da qualcuno che te le dice in quel modo, nel modo che sottintende che è colpa tua. Noi donne siamo bravissime a sottintendere, nasciamo con questa capacità e con moltissime altre, ma questa è una di quelle che ci piace usare di più.

Adesso ti guardo mentre io giro il mio caffè e tu giri il tuo, dopo un bel po’ di anni e altrettanti caffè in mezzo. Leggi qualche notizia sul giornale o fai finta, giusto per non doverti guardare intorno. Hai la faccia seria, troppo, mentre io scrivo queste cose sul telefono e una signora anziana col cappellino di pelo mi guarda storto pensando che stia scrivendo messaggi pieni di faccine stupide o, peggio, che stia su Facebook. L’ho vista, mica crede di passarla liscia, l’ho vista quella bocca piena di sentenza, quella che, una volta a casa, potrà finalmente sputare davanti al marito/figlio/cane che ‘sti ragazzi moderni, sempre col telefono in mano. E non lo so, magari sarebbe stato meglio scrivere un messaggio pieno di faccine o commentare un video di gattini su Facebook, perché almeno non mi sarei intristita.

È la tua faccia che mi intristisce, mio vecchio vicino di casa di cui non credo di aver mai saputo il nome. La tua bocca con gli angoli in giù mi intristisce, il modo in cui sei seduto tutto chiuso su te stesso mi intristisce, persino il tuo completo scuro giacca e pantalone mi intristisce.
Mi chiedo se tua moglie adesso è felice. Io le invidiavo un sacco i capelli ricci e rossi naturali e la magrezza nonostante i due figli. E l’altezza. E poi sorrideva tanto, tua moglie, di quei sorrisi frettolosi, ma lo faceva. E pure tu. E pure tuo figlio. Voglio pensare che ridete ancora, dai, siete belli. È questo bar che rende tutto più mesto. Pure alla vecchia arcigna voglio dare una possibilità, a lei e al suo colbacco di pelliccia.

Anche a te, barista che mi dici ottanta senza espressione, perché logorata dall’averlo detto centinaia di volte, oggi. E ieri. E l’altro ieri. E dal primo giorno che hai cominciato a spegnerti in questo bar.
Arrivederci.
Me ne vado pensando che magari è la luce spettrale dei neon, sì, devono per forza essere i neon.

18 Comments

  1. Non possiamo sapere come nascono queste cose e se uno dei due può avere ragione e l’altro torto. Senza dubbio però provo simpatia per il tuo vicino triste.
    Forse però anche la moglie è a pezzi.
    Nel congelatore in cantina.

    • Può essere un epilogo interessante :)

  2. Sti cazzo di neon, oh!

    • io li odio.

  3. Un caffè 80 centesimi?!

    (ok, è un commento stupido :-))

    • L’unica nota positiva di quel bar, my dear ;)

      (nessun commento è un commento stupido) :D

      • oh il post m’ha toccato molto. ma mai quanto il pensiero del caffè. che costa 80 ed è pure buono.
        qua costa 2.20 (POUND! mortacci) e fa pure schifo.
        il mondo è ingiusto e io sono grigia e curva come il tuo ex-vicino. forse anche non-felice come sua moglie.

        • Hai scritto non-felice, quindi non vale. Perché lo siamo tutti, smila.

          :)

  4. Ogni volta che cambio casa, ed è successo spesso, mi sono sempre ripromessa “conosco i miei vicini” poi succede che non li vedi mai fino a quando una notte senti delle urla. Ti svegli. Ed il giorno dopo scopri che la signora di sotto è morta.
    Ed altre urla. Ti svegli. E poi dopo una settimana vedi un fiocco blu appeso alla porta.

    Ora sono in casa nuova. sei condomini. Li ho conosciuti. E gli ho urlato addosso. Non era realmente mia intenzione. E sono qui all’ultimo piano, il vicino non c’è. La casa nuova non è ancora stata acquistata. E so che vi è un magistrato, un architetto, una ragazza universitaria. E sai mi sento “una” e basta.
    Non so se prima, nel “palazzo delle urla” era meglio perchè in periferia. Ed ora Milano City (come la chiamo io) tutti devono essere “una con definizione”.

    Forse le persone ci colpiscono per un dettaglio e ci entrano dentro. E questa persone è speciale per questo non perchè è il tuo vicino. E forse dovremmo fermarci ed esporci con le altre persone. Pensa a quante occasioni perdiamo. Io ci penso sempre ed il tuo racconto ne è la conferma.

    • Lo credo anch’io. Ho cambiato 6 case nella mia vita, ma solo in due mi sono sentita veramente a casa (oltre che nella casa in cui sono cresciuta) ed erano quelle in cui conoscevo chi mi abitava a fianco, anche poco eh, perché sono un po’ asociale e perché credo che i vicini spesso non vedano l’ora di farsi un po’ gli affari tuoi, però sì, ci perdiamo un sacco di cose se ce ne stiamo sempre per i fatti nostri ;)

  5. Sì, sono le luci dei neon.
    Tu accendi una bella luce chiara e scrivi un romanzo, Cla ;-)
    Baci e applausi!

    • Inchino da signorinella per bene ;)

      Baci a te, Miss

  6. Non tutto il neon viene per nuocere! uno dei tuoi pezzi migliori (merito di quella luce?). Sensibilità e scrittura…brava, non c’è altro da aggiungere.
    ml

    • Grazie, Massimo.
      L’ho riletto (non rileggo mai quello che scrivo, se non prima di pubblicarlo, per le correzioni). Insomma, l’ho riletto e forse lo penso anch’io.

  7. Non mi è ben chiaro, sai? Mi domando spesso perchè la nostra società sia tanto propensa a ingrigirsi e infiacchirsi, perdendo l’energia vitale. A volte mi guardo intorno e ne resto sconvolta.

    • Infatti non lo so neanch’io.

  8. Brutta luce quella dei neon, artificiale e impietosa, però è sempre luce. Basterebbe uscir fuori dal bar e ci sarebbe la luce del sole, anche filtrata dalle nuvole è sempre più calda. Quello che fa più tristezza non è che un amore sia finito, ma che una persona si sia spenta…

    • Per fortuna tutto è recuperabile, anche le persone spente (basta uscire fuori dal bar).

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