Ieri sono andata al ristorante. Era una bella giornata di sole, strano eh, per essere agosto di quest’anno, ma era proprio una bella giornata di sole, calda ma non troppo, senza nuvole. Ho pensato che sarebbe stato bello andare in uno di quegli agriturismi con la piscina, dove fai un bagno, poi ti stendi al sole che sai di cloro, poi fai un altro bagno, poi ti arrivano zaffate di concime naturale dai campi vicini, poi guardi la distesa di girasoli e pensi ai grandi temi della vita, tipo perché non riesci più a trovare la carta igienica che prendevi sempre, aveva le farfalline verdi che si intonavano al bagno, era soffice ma senza avere quei diecimila strati che la fanno sembrare carta da cucina. Molto probabilmente, è un pensiero scaturito dal concime, lo so, ma non riuscivo davvero ad entrare in meditazione profonda, perché dovevo controllare che le vespe stessero lontano da me, che non si infilassero nella mia borsa, tra le pieghe dell’asciugamano, che non si posassero sul mio alluce o si infilassero tra i capelli.
Sono paranoica, ma lo mostro di rado.
Al ristorante, ero seduta vicino a una coppia giovane con due figlie femmine, all’incirca sei e dieci anni. Lui un uomo come tanti, belloccio, composto, lei aveva i capelli biondi, legati con una coda ordinata, un vestito un po’ optical anni ’70 sui toni dell’arancio. Parlavano un italiano senza alcuna inflessione, come le figlie. Noi non siamo così composti. Io e mio marito, dico. Noi facciamo le facce, sparliamo di quello e quell’altro, io spesso rido troppo forte, gesticoliamo, ci tiriamo i calci sotto al tavolo e indichiamo con gli occhi la gente che si merita un “guarda quello” a nostro insindacabile giudizio. Pensavo questo, mentre li guardavo con la coda dell’occhio, che forse mi piacerebbe essere una donna senza inflessioni dialettali, con la coda ordinata, che va a pranzo fuori a mangiare i gamberoni con suo marito e le figlie. Pensavo anche che nessuna delle figlie ha preso gli occhi della madre, di un azzurro scuro quasi blu, un peccato, entrambe con gli occhi marroni. Non che non siano belli, gli occhi marroni, ma insomma, ecco, io sono felice che mia nonna mi abbia regalato gli occhi verdi.
Pensavo a queste bambine con le borsette di Hello Kitty e le ciabattine con gli strass, che lo vedi quando sono bambine serene, amate, figlie di genitori sereni che si amano. Le guardavo giocare con un vecchio cane riccioluto, guardare il menù per scegliere il dolce con la stessa brama con cui io guardo il catalogo Ikea. Pensavo che bisogna essere fortunati a nascere nelle famiglie giuste, anche senza occhi blu, non fa niente.
Pensavo chissà cosa si prova a essere la carta igienica con le farfalline verdi invece che avere sempre questi diecimila strati da carta da cucina, spessa, assorbente, ingombrante. Stare seduta al tavolo a mangiare una tagliata di ricciola e solo lì, in nessun altro posto, invece che fluttuare contemporaneamente tra luoghi vicini e lontanissimi, reali o solo come vorrei che fossero. Stare contemporaneamente benissimo epperò sentire la mancanza di, ridere con le lacrime agli occhi e allo stesso tempo pensare a una cosa di tristezza. Se non mi venisse così naturale da una vita, solo a leggerlo direi che è una fatica immane. Invece no. Invece ci fai l’abitudine, a essere come sei, diventa anche interessante per te e per chi ti sta intorno. Vicino. Il fascino del caleidoscopio.
Poi però, a volte, un po’ ti stanca, infatti ieri sera non sono uscita.
Quando il neurone ha classe…
E si scoprì che la classe non è acqua ma materia grigia :)
Mah! Una teoria nonsochi, afferma che scegliamo noi la famiglia in cui nascere e se così è, nasciamo già masochisti.
Poi però penso che magari è perché abbiamo scelto con i piedi, che fluttuiamo contemporaneamente in mille luoghi diversi :)
Mi sa che è proprio così.
E sì, ci fai l’abitudine a essere come sei ed è giusto, tu resta così come sei Cla, questo post è bellissimo!
Un bacione
Ma grazie mille, tesoro! :*
buona scrittura è quando anche a parlar di carta igienica si riesce a trasmettere qualcosa che un poco resta.
ml
Quelli che arrivano da te, per me sono sempre enormi complimenti che un poco restano.
A me proprio non dispiace essere piena di strati, la considero anzi una grande ricchezza personale.
Non ti senti mai stanca? Non vorresti mai essere tipo una donna amish? :D
È stancante (a volte) ma arricchisce (sempre). Secondo me.