A cazzo di cane

Ho letto un articolo, qualche giorno fa, diceva che in alcune tribù africane le decisioni venivano prese somministrando veleno a una gallina. Se la gallina sopravviveva, la risposta era sì, se moriva era no. Lasciando in pace le povere galline, per quanto io possa detestarle, spesso ho preso decisioni facendo testa o croce, con le 100 lire, ad esempio. Oppure chiedendo a qualcuno di dirmi solo sì o no, senza sapere altro. Oppure aprendo a caso il Libro delle Risposte. Nonostante tutto, sono ancora viva e sono giunta fino a qui, anche se un po’ ammaccata.

A un certo punto, non so davvero perché, ho pensato che avesse più senso, fosse più maturo, forse, fare quelle liste di pro e contro, quei lunghi elenchi di cose che servono solo a complicarti l’esistenza, dato che ci possono essere pro meno pro di altri e contro più contro, insomma, un gran casino. Ho smesso subito, odio avere mal di testa.

Vado a casaccio, seguo i segni ma spesso non i segnali. Se mi piace una strada, la prendo pure se il cartello dice SCAPPA a caratteri cubitali, indicando, con un omino che corre terrorizzato inseguito dagli zombie, la parte opposta. Mi prendo i miei rischi, fischietto mostrando sicurezza, faccio amicizia coi lupi e i serpenti, prendo il buono di quello che c’è.
Non sempre quello che voglio è anche quello che è giusto.
Non sempre quello che è giusto è facile.
Non sempre quello che credo sia giusto, poi è giusto davvero.

A volte sbaglio, torno indietro che è ancora giorno e quindi so dove devo andare, altre volte no, è buio, piove, non vedo nulla e vabbè, pazienza, arriverò dove arriverò.
Perché poi arrivo sempre da qualche parte, pure se gironzolo così, a cazzo di cane.
O a gallina avvelenata.