Il mentre

Posted by on Dic 12, 2014 in Me, myself | 4 comments

È una di quelle giornate in cui tutto fila perfettamente, le ciambelle ti riescono col buco, ti arrivano accrediti sul conto, il caffè alla macchinetta sa di caffè e non di pozzanghera, non ti è neanche venuto il solito mal di testa, quello che ti viene verso le undici e mezzo del mattino, dovuto al fatto che in ufficio sei seduta dietro al termoventilatore che spara aria calda da ottobre, cioè da quando sono state chiuse le finestre che si riapriranno solo a giugno. Il giorno del solstizio, però, non prima.

Fuori c’è il sole. Un sole caldo che fa arancioni le foglie gialle, che proietta sui muretti le ombre dei rami rinsecchiti, che fa anche un po’ più belle le persone, gli distende le facce. E mentre cammino fischiettando le peggiori canzoni pop che mi vengono in mente, ma basso basso perché un po’ mi vergogno delle canzoni pop e anche di tutta questa joie de vivre che mi porto addosso, mentre cammino svelta che quasi saltello, penso che le cose belle finiscono, prima o poi, tutte.

Lo so, sembra un pensiero triste, uno di quelli che si fanno davanti a una finestra mentre guardi la pioggia che allaga le strade, le auto tutte in fila con la gente annoiata dentro, magari mentre tiri su col naso e ravani nelle tasche alla ricerca di un fazzolettino.
È triste pensare alle cose che finiscono. Non state già affogando nella più cupa tristezza?
Però, facendo un passo indietro – un po’ saltellando come cammino io quando sono felice e vado veloce – le cose belle, prima di finire, iniziano. E dopo che sono iniziate, continuano. C’è tutto un mentre, un lungo mentre fatto di colori, odori, sensazioni. Ci può essere tutta la vita in un mentre, tutta quella che siamo capaci di metterci.

Mentre mangiamo un piatto di tortellini, mentre leggiamo un libro in cui dentro ci siamo noi, mentre abbracciamo una persona dopo un sacco di tempo, mentre facciamo l’amore e intrecciamo tutto l’intrecciabile, mentre facciamo un regalo e aspettiamo che l’altro lo scarti, mentre fumiamo al freddo fuori da un locale solo per parlare lontano da tutti, mentre scriviamo e le lettere diventano parole e poi carezze, mentre diciamo a presto, a domani, a boh, chissà quando la prossima volta, mentre facciamo gli auguri sinceri, mentre dormiamo vicini, mentre promettiamo di mantenere un segreto, mentre ci guardiamo e, senza parlare, ci siamo già detti tutto, mentre discutiamo di stronzate, mentre ridiamo, mentre guardiamo un film mangiando popcorn, mentre ci diamo consigli che non seguiremo, mentre stiamo zitti e mentre no, mentre stiamo insieme e mentre no.
Le cose belle finiscono, prima o poi, tutte. Ma più vita ci mettiamo, nei mentre, più le cose belle continuano, anche dopo che non sono più così come sono state.

Davanti a uno strudel di verdure, cercavo le parole per dirti tutto quello che ho appena detto, che tutte le cose che per me hanno veramente contato, non sono mai finite. Al massimo si sono trasformate, negli anni, ma sono ancora tutte vive. Le persone, in particolare, quelle con cui ho condiviso poche ore, giorni o anni interi di vita, le persone belle per me sono un continuo mentre, ce le ho ancora tutte vicine e dentro, anche dopo anni e chilometri di distanza e silenzi prolungati.
“Ma come, non sai che fine abbia fatto la tua ex di dieci anni fa?”
“Perché, tu lo sai?”
“Io sono in contatto anche col mio ragazzo di quando avevo 17 anni”
“Sei matta”

E in quel momento ho pensato che sì, forse sono matta, ma che avresti capito, un giorno, anche tu.

4 Comments

  1. Un bel modo per vedere la fine come una non fine. Una trasformazione. Contano anche le trasformazioni schifose? Ci rifletto. No, seriamente, ci rifeltto davvero. E anche sullo strudel di verdure. Ricetta?

    • Ah, sullo strudel non posso aiutarti. Ero in un locale ;)
      Le trasformazioni schifose è meglio che finiscano, e pure in fretta :*

  2. Uao :) parole splendide, mi hai emozionato

    • Oh, grazie, sono felice di averlo fatto :)

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