Sto in questa terra di mezzo in cui è tutto incerto.
Gli alberi oggi danno pesche, domani limoni, dopodomani chissà.
Le macchine che ora vanno a benzina, tra una settimana forse andranno a metano.
Le vetrine espongono costumi da bagno e pellicce di visone, un po’ come a Porto Cervo.
Anni fa, sono andata a Porto Cervo a guardare gli yacht dei ricchi. Anni fa ero povera (non che adesso), e a Porto Cervo guardavo meravigliata le enormi barche dei milionari insieme ad altri poveri come me (alcuni di più, altri di meno).
Anni fa non ero per niente una donna di mondo (non che adesso) e, passando davanti a una vetrina di un negozio chic, ho visto questi manichini tristi coi pellicciotti, che anch’io, nei loro panni, sarei stata molto triste, ad agosto, a Porto Cervo, col pellicciotto addosso. Pensavo che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di comprarsi un pellicciotto ad agosto, che solo a dirlo ti viene voglia di bere una birra ghiacciata tutta d’un sorso. E invece col tempo ho capito che il target non ero decisamente io e che io e le donne che comprano pellicciotti ad agosto non ci incontreremo mai, manco per sbaglio, manco se i gradi di separazione si riducono a due.
E insomma, la mia terra di mezzo è un po’ come Porto Cervo, tutta ordinata, con le aiuole potate di fresco. E poi di Porto Cervo non ha più niente, quindi passiamo avanti.
La mia terra di mezzo non ho ancora capito in mezzo a cosa sta, precisamente, qualcuno direbbe tra il passato e il futuro, qualcun altro tra i piedi, a me piace pensarla tra due fette di pane.
E dipende sempre da me. E’ una grossa responsabilità. A volte la vedo mezza vuota, altre mezza piena, altre non la vedo proprio, oh, capita che ci sia molta nebbia.
Però in fondo mi piace così, io che sono abituata ad avere tutto sotto controllo, che se esco di casa e c’è il sole e poi dopo un po’ piove, non so, la cosa mi destabilizza e mi irrita. O soli o piovi, deciditi.
Io che se dico una cosa, devo farla cascasse il mondo e, se casca il mondo, lo tiro su, gli metto un cerotto e faccio quello che avevo detto di voler fare.
Io che ho un sacco di certezze, nella vita, anche se non si dice, è meglio averne poche ma buone, non lo so, magari le mie sono sbagliate, ma sono le mie e adesso alcune stanno un po’ facendo le adolescenti scapestrate e io neanche gli dico più che questa terra di mezzo non è un albergo, perché forse lo è, un albergo con persone che vanno e vengono, alcune restano, altre non le rivedo mai più, ma chi se ne frega.
Ad esempio, sapete quando avete una voglia pazzesca di acqua e menta? E allora andate in cucina, prendete un bicchiere bello grosso, lo riempite di ghiaccio, poi ci versate dell’acqua e poi aprite il frigo e prendete la bottiglia di menta che non c’è, porca miseria, guardate meglio e ci sono tutte le bottiglie, la coca cola, il vino aperto la sera prima, le birre, ma la menta non c’è, è rimasta sulla lista della spesa e sullo scaffale del supermercato. E allora restate con questo bicchiere d’acqua e ghiaccio in mano, che versate nel lavandino facendo spallucce.
E vi fate un limoncello.
La terra di mezzo è così.
La terra di mezzo fra due fette di pane, dire che è un buon posto in cui cercarla :)
Sì, e non poteva che essere lì :)
A me piace moltissimo la tua terra di mezzo tra due fette di pane, Cla.
E riguardo alle certezze la penso come te: forse saranno sbagliate ma sono le mie e va bene così.
Bacio cara!
Grazie Sabina, bacio a te! :*