Prime volte

Posted by on Ago 9, 2015 in Me, myself | 13 comments

Oggi ho guidato per più di cento chilometri. Non avevo mai guidato per più di cento chilometri, non avevo mai guidato una macchina mia, non avevo mai guidato col cambio automatico, sui tornanti di montagna, con scrosci di pioggia improvvisi e poi il sole e di nuovo trenta gradi, guardando i pascoli, cantando i pezzi che passavano alla radio, picchiettando con le dita sul volante.
Devo stare attenta ai caprioli che attraversano la strada, dicevo. Prendevo in giro i segnali di pericolo animali selvatici vaganti e, a un certo punto, un capriolo o un cerbiatto, insomma qualcosa di molto simile a Bambi, mi ha attraversato la strada e con due falcate è sparito nel bosco. Nessun animale vagante mi aveva mai attraversato la strada mentre guidavo. Son cose. Sono prime volte.

Sono volubile. È la prima volta che sono volubile per interi mesi, sempre, non passa giorno in cui io non sia volubile. Come stai? Bene, ma richiedimelo tra un quarto d’ora perché in questo periodo sono volubile. Odio essere volubile, mi fa sentire troppo donna. Le donne, si sa, sono volubili, sono più umorali, vivono più di pancia, sembro uscita da un articolo di Donna Moderna. E poi all’inizio è divertente, giorni tutti uguali diventano improvvisamente un’incognita, ma a lungo andare stanca. Fermate il brucomela, voglio scendere prima di vomitare addosso al bambino seduto davanti.

È un’estate strana. La prima estate un po’ vuota, dopo anni di estati di cose da fare, da vedere, da assaggiare, da andare, da scoprire. È un’estate povera, fatta di afa e chissà, vediamo.
Mi ricorda un’estate di tredici anni fa, l’estate degli esami di maturità che mi avevano tolto la voglia di vivere, tutti quegli schemi e la tesina e la solitudine e la noia, l’estate in cui volevo regalarmi un labret, un piercing sotto il labbro, ma poi non avevo i soldi e il coraggio, l’estate in cui non sapevo che fine avrei fatto, cosa avrei studiato, dove. Io volevo andare a Roma, ma poi non avevo i soldi e il coraggio. L’estate delle stelle cadenti, ne ho viste veramente centinaia e a ogni stella chiedevo sempre la stessa cosa. Forse avrei dovuto chiedere i soldi e il coraggio, ma sono maestra nel non centrare mai gli obiettivi. E arrivarci per vie molto traverse.

Da quell’estate lì sono cambiate moltissime cose, perché le stelle a un certo punto hanno detto basta, è uno strazio, fatela smettere. E mi hanno accontentato. Ma poi questa cosa delle stelle cadenti e dei desideri è un’altra di quelle storie da articolo stantìo di magazine femminile.

Perché non esprimere desideri quando ci attraversano la strada i caprioli, o le volpi, o i ricci e i cinghiali?
Se funziona, ve lo dico.

13 Comments

  1. Secondo me funziona!
    E sarà anche una strana estate che a te sembra un po’ vuota però con la scrittura vai alla grande Cla, hai scritto un post perfetto!

    • Grazie Miss. Secondo me, tu potresti provare coi pettirossi <3

  2. Una volta di notte ha attraversato la strada davanti a me una famiglia di istrici. Madre, padre e tre figli. Una meraviglia rara. Nel giro di pochi secondi erano spariti in mezzo ai cespugli. Hai ragione, forse dovremmo esprimere un desiderio quando succede una cosa del genere.

    • Max. Ti pensavo proprio l’altro giorno. Ho la nostalgia di quando mi perdevo tra le righe dei blog <3

      • <3 Scrivimi, vuoi? Ne ho, da raccontarti…

        • Ce l’hai la mia mail? Che pure io, sapessi! No, non è vero, però mi piacerebbe ascoltare ;)

  3. No, santa pizzetta… scrivi all’indirizzo che vedi qui sul blog…

  4. Eppure l’estate della domenica si ricorda sempre come una estate fantastica. E’ la prima volta che invece leggo il contrario :)

    • Poi lo è stata, ma a fatica :)

  5. carinissimo articolo <3

    • Grazie! :)

  6. secondo me questa che stai passando è una bella estate. in macchina da sola sui tornanti di montagna non può che essere una qualche avventura.

    • Se le avventure non vengono a me, sono io ad andare da loro :)

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