Puzzle

Posted by on Ott 29, 2016 in Me, myself | 0 comments

Due anni fa, oggi, scrivevo “È sempre un gran giorno quello che inizia con tutti i tasselli al posto giusto, ognuno lì dove deve stare”. Queste app che ti ricordano come stavi due, tre, sei anni fa, le foto che hai fatto, i pensieri, le persone, i momenti, le cose importanti e quelle inutili, soprattutto quelle inutili, le trovo bellissime, anche quando ti ricordano cose che vorresti rimanessero confinate in soffitta sotto un centinaio di strati di altre cianfrusaglie.

Forse perché io ho una soffitta ordinata, in cui tengo i ricordi sistemati sugli scaffali e spesso vado lì e li spolvero e li riprendo in mano, li riguardo, anche quando fanno ancora male, ma è un male necessario, non voglio dimenticare niente. Ho il terrore di dimenticare. Se ho dimenticato è perché quella cosa era ininfluente per me e ho il terrore di vivere cose ininfluenti. Ho molti terrori, in effetti, ma questo è forse uno dei più grandi.

Ricordo benissimo dov’ero quando ho fatto quel pensiero. Erano da poco passate le 8.30 e stavo nel solito autobus pieno di anziani acciaccati, sulla strada verso il vecchio lavoro. Un lavoro che mi stava stretto, ma c’era il sole, era mercoledì, avevo un vestito di lana coi gatti (questo me lo ricordo perché mi sono fatta un selfie, lo dice l’app) e tutto mi sembrava perfetto, anzi lo era, ero un puzzle finito con tutti i pezzi incastrati, almeno quel giorno.

Il sole ha la capacità di alleggerire le tristezze, i piccoli rancori, le cose che non ti vanno bene, quelle che non puoi cambiare, rende tutto accettabile, ti fa pensare che tutto sommato stai bene, va bene così. E così è come mi sento oggi, che c’è lo stesso sole di due anni fa, oggi che alcune cose sono cambiate in meglio, altre sono rimaste uguali, eppure quella sensazione di perfezione non la provo più. Ogni giorno mi sveglio con un pezzo mancante che non è mai lo stesso, una volta è una parte di occhio, un’altra è un pezzo di gomito, me ne vado in giro incompleta alla continua ricerca di quell’unico tassello. Domani mi mancherà il pezzo del lobo destro o quello della punta del mignolo, chi lo sa, ma mi piacerebbe riprovare quella sensazione di felicità, che dura un attimo, ma non è forse proprio per quell’attimo, quel singolo attimo una volta ogni morte di Papa, che ci arrabbattiamo a cercare i pezzi?

Io sì, almeno.
Spero che torni presto, va bene anche senza sole.

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