L’unico modo per affrontare la vita è romanzarla.
Vivere sempre in bilico tra quello che ti succede davvero e quello che vorresti ti succedesse. Inventare cose, prendere spunto dalla realtà per costruire eventi, personaggi, situazioni. I mitomani un po’ li comprendo, dopotutto.
Qualche giorno fa, in metro c’era uno che faceva finta di parlare al telefono, uno con qualche rotella fuori posto. Avrà avuto sui 45 anni e parlava con un amico immaginario, gli diceva “ma lo sai come sono queste ventenni, per niente interessanti, non lo so se ci esco di nuovo”.
Sono convinta che lui con la ventenne ci sia uscito sul serio, che questo fatto sia realmente accaduto, che siano andati in un bar e lui si sia annoiato perché questa gli parlava di piastre per capelli e invece lui voleva parlare di antidepressivi e porno.
Se è accaduto per lui, è accaduto. Chi sono io per dire di no.
Spesso anch’io parlo al telefono per finta, lo faccio quando da lontano vedo un testimone di Geova (non me ne vogliano) o quando sono in una strada isolata, così mi sento meno sola, è una cosa stupida anche perché potrei chiamare davvero qualcuno, ma poi mi toccherebbe parlare di cose che succedono anche per gli altri, invece quando chiami per finta puoi parlare di cose che succedono solo per te.
Allora l’altro giorno ho raccontato che non ti aspettavo ma mi hai fatto una sorpresa. Non ero pronta e continuavo a chiedermi se avessi le sopracciglia a posto e l’alito profumato, mi mangiavo le pellicine delle unghie e più volte mi hai detto di levarmi le mani dalla bocca e di smetterla di toccarmi i capelli. E poi ho detto che mi hai portato in un posto lontano dalle macchine e dalla città, abbiamo mangiato un gelato e prima che finisse avevamo deciso di andarcene per un po’ in un posto a forma di ufo senza dire niente a nessuno. Il posto a forma di ufo esiste davvero e sta in Svezia. Pure tutto il resto esiste davvero e sta qui, sotto i capelli che non smetto mai di toccare.
Allo stesso modo, forse, non nevicò affatto quell’agosto in Vermont; non ci fu nessuna raffica di neve nel vento notturno, e forse nessun altro sentì il terreno indurirsi e l’estate morire mentre ancora ci crogiolavamo nel suo calore, ma questa era l’impressione che avevo io, e tanto valeva che nevicasse, avrebbe potuto nevicare, nevicò. [Joan Didion]
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