Viaggiare in treno non mi piace, soprattutto se per fare 100km ne devo cambiare tre e aspettare un’ora tra l’uno e l’altro. Ieri ho dovuto andare incontro al mio fine anno con due regionali, di cui uno che aveva una temperatura interna di 40° (tanto che il mio vicino di posto era un batterio enorme intento a leggere il giornale) e uno in cui ho dovuto fare da balia ad una donna con tre figlie.
I miei programmi erano utilizzare il viaggio per fare quelle cose noiosissime che non faccio mai, tipo ripulire il cellulare dai messaggi di 5 anni fa, eliminare dalla rubrica persone che non so chi sono né perché sono lì, tipo una certa Marina. Io di Marina conosco solo Marina di Un Posto al Sole, ma dubito che il numero sia il suo.
Questa Marina non sono riuscita a cancellarla perché appena ho messo piede nel secondo treno, un signore dall’accento marcatamente pugliese mi ha chiesto se potevo sedermi con sua moglie e le bambine e “dargli un’occhiata che viaggiano da sole”. Capirai, i malviventi quando vedono una 27enne che ne dimostra 15, bassa un metro e cinquanta, si cagano letteralmente addosso, si sa.
La moglie, trentaquattro anni portati malissimo, si giustifica subito dicendo che sono dieci anni che non viaggia, che quando viaggiava lei i treni avevano ancora le cuccette. Volevo dirle che c’erano ancora i treni con le cuccette e che non tutti erano spaziosi e nuovi come quello in cui eravamo, ma ho voluto lasciarla nella sua beata ingenuità che le ferrovie dello stato si fossero modernizzate nel frattempo.
Ok, mi sono detta, che sarà mai…sto qui, mi faccio gli affari miei e stop, che io odio pure fare conversazioni inutili con perfetti sconosciuti inutili che non rivedrai mai più nella vita (e, in questo caso, per fortuna). Non l’avessi mai nemmeno pensato! Questa donna girava con tre reincarnazioni del demonio. La bimba di due anni era iperattiva, in braccio non voleva stare, a terra neanche, strillava, tirava i capelli alla madre e ha cercato più volte di morderle un orecchio e di spiccicarle tutte le paillettes del vestito. In casi come questo non solo mi pento di non portare in borsa il rosario, ma anche di non avercelo proprio. Le due bambine decenni, in evidente stato di sovrappeso, non erano da meno, una era egocentrica e spavalda, del tipo che “io ho questo, guarda” e mi faceva vedere i trucchi di Hello Kitty e un sacco di altre robe rosa, poi ha cominciato col cellulare, ha alzato il volume e mi ha costretto ad ascoltare tutto l’album di Valerio Scanu. Volevo buttarmi dal finestrino ma era uno di quelli che non si aprono. Questa piaga sociale formato mignon (e manco tanto) ce l’avevo a fianco e non potevo scrivere niente sul telefono che lei sbirciava, io aprivo facebook e lei “che scrivi su facebook?”, io cercavo di inviare un messaggio di SOS e lei lì che mi leggeva le cose. Un incubo. La sorella più grande era la più tranquilla, ha solo ripetuto per due ore intere “quando arriviamo?”, “Che ore sono?” e “quando arrivano le gallerie?” in loop.
Sono scesa dal treno tra il rincoglionito e l’allucinato, ma una buona cena e una buona compagnia hanno fatto miracoli. Mi sono anche arrivati due tappi di sughero addosso, di cui uno l’ho sparato io (a mo’ di boomerang). Si dice che porti fortuna, CI vogliamo crederCI?
Ahahah la pulizia delle rubriche è un buon passatempo trenistico, prendo nota!
E’ un buon passatempo anche alle fermate dei bus e nelle sale d’aspetto dei dottori ;)
Scritto bene, mi piace il tuo stile.
Grazie Andrepax :P
XD proteggileeeee , le ha affidate a te!!!!
Ma a volte non sembra che la gente in treno sia più strana di quella fuori? O_o eppure è la stessa, è che lì si è obbligati a guardarla.
E lo spermiocoso arriverà :S
Io la protezione l’avrei usata prima del concepimento :)