Ora dirò qualcosa di cui già mi pento. L’anno prossimo cercherò in tutti i modi di lavorare durante le feste natalizie. Ok, escludo solo i giorni rossi. Però venti giorni di vacanza sono troppi.
Ho sbagliato io, avrei dovuto riabituarmi gradualmente alle levatacce mattutine, invece sono passata da “la sveglia non la metto” a “ne metto cinque tutte puntate sulle sette e trenta”, tipo uno che si risveglia dal coma dopo un paio d’anni e esce dall’ospedale in skateboard.
Il risultato è stato che stamattina, rimettendo piede in ufficio, mi sono chiesta chi fossi e cosa ci facessi lì, più di tutti gli altri giorni intendo. Poi sono ricominciati i soliti, tipici discorsi da ufficio abitato da sole donne (tintepercapelli, chiliditroppo, cibo, scarpe) e ho capito che ero entrata nella porta giusta.
La porta giusta.
Sarà stato il lunedì, sarà che devo ancora digerire il cotechino delle feste, ma oggi pensavo al fatto che la mia porta giusta ancora non si è aperta. Il bello è che non so manco dov’è o magari ci passo davanti tutti i giorni, chissà. C’è anche che non la cerco abbastanza, forse. Mary (quella del giardino segreto) la porta l’ha trovata infilandosi in mezzo alla steppa, mica stando in salotto a giocare con la wii. Ad onor del vero, l’ha aiutata un pettirosso, ma data la morìa di volatili di questi tempi, qualcosa mi dice che me la dovrò sbrigare da sola.
Stavo pensando più o meno la stessa cosa, al rientro dalle vacanze in Italy. Oltre al problema della sveglia tuttavia, se passo troppi giorni in famiglia, succede poi che non so più bene dov’è casa mia, ovvero qual è il mio letto preferito, quale il mio frigo prediletto, ecc.
Farò anch’io quindi meno vacanze tutte assieme il prossimo anno… o sempre tante, ma più frammentate! :D
Sì! L’ideale sarebbe una settimana al mese, lo proporrò al mio datore di lavoro ;)