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Posted by on Nov 25, 2011 in Me, myself | 24 comments

Ieri ho passato tutta la giornata completamente offline. E per tutta la giornata intendo v e n t i q u a t t r o o r e. E per completamente intendo niente rete, niente social, niente email, niente di niente.

E’ stata una scelta volontaria, eh, una specie di prova di sopravvivenza.
No, perché mica ero tanto sicura di potercela fare! Io sono quella che, appena mette piede in casa, butta la borsa sul divano e accende il computer (e, nel frattempo, risponde a un commento su feisbuc dallo smartphone), sono quella che si geolocalizza ovunque, quella che se non ha letto tutti gli articoli da leggere sul Reader, non va a dormire tranquilla. Insomma, sono un pochino dipendente, ma una cosa leggera, niente di patologico. E se i miei amici e mio marito dicono il contrario, voi credete solo a me, eh, mi raccomando.

E quindi, non ho aperto il browser mai e non mi sono collegata col telefono mai, per tutto il tempo. Una roba che appena sono arrivata in ufficio mi sono sentita spaesata, mi è passata la scritta emmocheffaccio? davanti agli occhi. Qualcuno ha pensato bene di mandarmi un essemmesse ironico a metà mattinata. Stai bene? – mi ha chiesto. E no che non sto bene, non sto bene per niente.
Voglio dire, cinque ore in ufficio senza valvole di sfogo, solo io, i colleghi e le scartoffie. Cioè, sono stata costretta ad ascoltare tutti i loro discorsi, davvero, non come le altre volte che annuivo e ridevo senza capire un cazzo di quello che stavano dicendo. E adesso so tutto quello che c’è da sapere sugli ultimissimi fatti di cronaca nera e Grande Fratello, è come se avessi vissuto un’intera settimana con Barbara D’Urso e Bruno Vespa, insieme, nella stessa casa.
E, se qualcuno se lo stesse chiedendo, no, le robe di lavoro arretrato sono ancora lì, io l’ho sempre detto che internet non c’entra.

Quindi, ecco, è stata una lunga, lunghissima giornata. Spenta. Grigia. Piovosa. Fredda. A parte quella meravigliosa fetta di pane alle olive che ho mangiato a merenda. O forse no, è stata una giornata proprio come tutte le altre epperò mi è mancato quello che più mi manca della Rete quando non c’è, le persone. Essì, l’ho già detto, ma io sono senDimenDale e ripetitiva. La Rete io la uso per mescolare la mia vita a quella degli altri, pure la vita off la uso principalmente per questo motivo, ma volete mettere la differenza di portata?

24 Comments

  1. Uh, Cla..che scelta quasi francescana! Non credo che potrei ventiquattr’ore sono tante, eh!
    E poi per di più ti è toccata la punizione di ascoltare i discorsi dei colleghi…pessimissima cosa! E poi appunto anche io sono sentimentale e te lo dico piano piano …a volte trovo persone più interessanti in rete che nella vita reale! E se non le leggo, alcune mi mancano.
    Una di queste sei tu :-) E poi lo dice anche Twitter che ti devo frequentare…eh….bacio grande!

    • Uh, mi sciolgo :)
      Bacio anche a te, Miss, speriamo di poterci incontrare anche offline, un giorno :)

  2. Certe volte mi è capitato. In vacanza. All’inizio soffri, ti manca la rete, però poi alla lunga lo superi il disagio, ti cominci a godere la vita. E quando superi quella sofferenza sei talmente orgoglioso di te stesso che ti colleghi subito per condividerlo con gli altri.

    • Ecco, infatti, proprio così ;)
      No, è che in vacanza non vale, so’ bravi tutti ;)

  3. Bello quello che hai scritto. Mi piace così tanto che ti ho appena cancellato dai miei contatti. Continua così

  4. Secondo me di tanto in tanto fa bene staccare, un po’ come da tutto quello che crea una “dipendenza”. Certo che, se l’alternativa è assorbire tutta una serie di porcherie tipo Grande Fratello, delitti, moventi, Bruno Vespa e Barbara D’Urso… beh. Ben venga la rete h24! :D

    • Sì, Matteo, hai ragione. La prossima volta proverò a staccare per altre 24 ore, ma prima assicurandomi di far coincidere la ricorrenza con le mie vacanze ai caraibi ;)

  5. ahaha ridere ed annuire ai discorsi deli altri senza ascoltarli è bellissimo e vero…il rpoblema è quando arrivi a farlo anche dentro casa… :/

    • Eh, dentro casa per fortuna ancora non mi capita ;)

  6. Eh già! Esistono tipi “on-off” e il tuo post mi ci ha fatto pensare.
    Esistono tipi tipo: “Che dolore che dolore, mi ha lasciata, non riuscirò MAI PIU’ a provare per nessuno un sentimento così forte. Nessuno nessuno mai più mai più, sono finita, la vita non ha più senso ecc ecc ecc” per cui decisamente OFF.
    Stessa tipa, tipo: che la vedi scalmanarsi in discoteca dopo un giorno e mezzo, birra penzoloni nella mano destra mentre si limona con un tipo a bordo pista lasciando una scia di bava che forma la scritta “sono innamorata cotta persa” x cui decisamente ON.
    Tristemente, aggiungerei.
    Vabbè, sono andata fuori dal seminato. Niente a che vedere con te, tesoro.
    Bacio ON ;)

  7. Nel mio ufficio, da cira una settimana, vige il divieto assoluto di navigazione. Sto impazzendo.

  8. Bella scelta… a me capita spesso di non vivere online, soprattutto nei week end.
    Però in ufficio no… non si fa così in ufficio.
    Ufficio sempre online … altra vita sempre solo vita! :-)

    • Io sempre sempre sempre :D
      Infatti, mai più off, deciso :)

  9. Come ti capisco! Ormai sono così abituata a essere interconnessa che mi sembra assurdo non avere un mezzo di comunicazione per le mani.
    Che poi, per lo stesso motivo, mi prendono i momenti da eremitaggio e spengo tutto. L’ultima volta ho vissuto quattro giorni senza alcun tipo di comunicazione col mondo esterno alla baita in cui ci eravamo rinchiusi. Ci ho messo un po’ ad abituarmi, poi ho passato la fase “che meraviglia, non voglio accendere più nulla”, poi il sollievo da ritorno alle comunicazioni. è per gli uomini con cui comunico, per l’appunto.

    • Quattro giorni…chissà se mi sarebbe servito il metadone :D

  10. la rete è l’unica ancora di sopravvivenza nel lavoro d’ufficio. Ma se te la porti a casa ti sembra di essere ancora al lavoro, o no?

    • Ehm io me la porto anche al bar, al cinema, alla posta :D

      • sei come un pesce, invischiato nella rete e più ti muovi più ti aggrovigli.
        Urge un mese di convento

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