Caramelle, fine del mondo e case disabitate [#40]

Posted by on Mag 6, 2012 in Eddai | 14 comments

Sono sicura che vorrete sapere come è andata la presentazione del libro, ma proprio che non ci avete dormito la notte. La pila di libri non è caduta dal tavolino, o meglio, è caduta ma non per colpa mia, che ero seduta distante. Ho scritto le mie prime dediche tutte impastrocchiate, prime e forse ultime. No, ci tengo ad accarezzare con cura anche questa eventualità. Se volete sapere altro, domani ne scriverò qui. La suspance, amici, la suspance!

Adesso mi metto buona buona a braccia conserte e aspetto i primi commenti delle genti che leggeranno il romanzo. Bello tutto, eh, idea eccezionale, racconti interessanti, ma quella Claudiappì lì, avete sbagliato a inserirla? È un errore di stampa?

Intanto ammazzo il tempo rubrichettando.

1. Qualche mese fa, durante una cena a casa di amici, ho scoperto gli gnammi gnammi. Il nome penso sia stato inventato da qualcuno troppo ubriaco per inventarsi di meglio, ad ogni modo ‘sti gnammi gnammi sono praticamente le caramelle gommose (tipo gli orsetti o i coccodrilli, per capirci) affogate in un recipiente con dell’alcol (nel nostro caso era vodka). Ecco, io però adesso ho trovato decisamente di meglio: i Gummi Shotz. Così la vodka ce la metti direttamente all’interno e poi ti mangi il bicchierino. Dopo due o tre bicchierini gommosi diventerete come i tizi della foto sotto.p2810_main gummi

2. Oggi vi faccio ubriacare. Parlo di Guinness, la birra nera. L’idea è venuta all’agenzia di pubblicità BBDO, che ha realizzato dei bicchieri con impresso un QR Code, che è possibile leggere solo se il liquido all’interno del bicchiere è scuro. Leggendo il QR code con lo smartphone, si può far sapere a tutti gli amici di Facebook, Twitter, Foursquare o Instagram dove si sta e quant’è buona la Guinness (che a me fa cagare, ma l’idea è simpatica e penso che mi fregherei il bicchiere, nascondendolo nella borsa, come facevo quando ero una ragazzina senza remore, ma non ditelo a nessuno). [via TrendHunter]

GuinnessQR1 3. I bei vecchi tempi in cui le case avevano sia il soggiorno che la sala da pranzo sono andati da un sacco, adesso quando ti va bene, hai la cucina separata dalla camera da letto. Adesso ci sono le cucine abitabili, che sono realmente abitabili solo se non sei costretto a mangiare quasi direttamente sui fornelli. Tipo a casa mia abbiamo dovuto comprare il tavolo di pollicino, sennò avremmo dovuto scavalcarlo ogni volta per andare nella zona notte, due metri più in là. Però è un tavolo che si apre e si allunga, così possiamo ospitare anche i sette nani, una volta ogni tanto. Tutto questo per dire che il design ci viene incontro nelle nostre sfighe quotidiane, infatti il designer Mauricio Affonso ha realizzato il FAN table, un tavolo che non solo si allunga, ma diventa anche rotondo e a me piace un sacco. Ci vedo pure un tocco di Foppapedretti, vi dirò. [via iGNANT]

FAN-Table_07

4. Anche Stéphane Bureaux è un designer, ma si occupa pure di cibo. Io la sua ultima genialata la posizionerei per bene a centro tavola, ad una cena per due, intanto mi strafogherei con gli altri piatti, mentre la candela si scioglie per bene e va a ricoprire il tortino e poi, alla fine, mezza ubriaca, mangerei il dolce, perché quella roba che si scoglie non è mica cera, tzé, quello è  c i o c c o l a t o. [via FxBalléry]

37_fujisan-015. La prima cosa che ho pensato quando l’ho vista, non è stato se comprarla o meno, ma se ci fosse solo bianca oppure anche di altri colori. No, perché io il caricatore me lo porto sempre in borsa, ma non è che vado al bar e chiedo “scusi, un caffè e una presa elettrica, grazie”. Sì, la borsa ideata dalla stilista Richard Nicoll ricarica i device che ci portiamo dietro durante i nostri giri quotidiani. Perché mai nessuno ci aveva pensato prima? Dico io. [via Ninja Marketing]

La_borsa_ricaricabile_per_donne_geek_3 6. Questa cosa che il mondo finisce è un po’ la storia di al lupo! al lupo!, nessuno ci crede più, però non si sa mai. Infatti, quelli di Menosunocerouno, un’ advertising agency messicana, hanno pensato bene di creare Just in case, un kit di sopravvivenza nel caso dovesse scoppiare il caos. Il kit comprende:

– una scatola di cioccolato Abuelita, fondente alla cannella (per non farsi mancare niente nemmeno negli ultimi istanti di vita)

– un block notes per appuntare i propri pensieri (o per accendere un fuoco, al bisogno)

– un coltellino, perché si potrebbe aver bisogno di procacciarsi il cibo senza la macelleria di fiducia (o combattere contro gli zombie, dicono loro)

– una scatola di cerini

– una bottiglietta di liquore per festeggiare la nuova vita

– un litro d’acqua, che ti permette di sopravvivere fino a dieci giorni (poi bisognerà bere la pipì, come ci insegna il maestro Bear Grylls)

Insomma, direi che siamo equipaggiati per ogni evenienza.

04-11-12_case2404-11-12_case21 04-11-12_case17  7. Nel 2008, lo studio di architettura Choi + Shine ha realizzato il progetto The Land of Giants per partecipare al concorso indetto dalla società elettrica islandese Landsnet. Sono riusciti a trasformare anche i pali della corrente elettrica in pura poesia, peccato che il progetto non sia ancora mai stato realizzato, né in Islanda, né altrove. Sono bellissimi, li voglio.

strom_06 strom_01 strom_03 8. Non so se il lavoro di Michael Cameneti mi abbia più terrorizzato o affascinato. Il filmaker ci fa entrare all’interno di una casa disabitata, che rivive attraverso i suoni e i rumori delle persone che ci vivevano dentro. C’è anche un orsetto. E un carillon. E il pianto di un bambino. Sì, direi che mi ha abbastanza terrorizzato. [via Il Post]

Stacco le dita dalla tastiera e mi rimetto a braccia conserte. Alla prossima!

14 Comments

  1. le ultime tre, voto per le ultime tre! Just in case non so se serve, anzi, non ci credo ma mi piace l’idea. Chi non ha mai voluto avere il kit di qualcosa? Quello del piccolo investigatore, piccolo chimico, piccolo qua, piccolo là? Ecco, il piccolo kit di sopravvivenza mi piace.
    I tralicci elettrici li farei tutti così, magari con pose anche più elastiche. E in quella casa ci andrei a vivere. A leggere il tuo libro,magari.

  2. Voglio assolutamente il kit JUST IN CASE!
    Io, nel 1999, dopo un brutto terremoto che ha perfino ucciso una persona e crepato le mura di casa dei miei, avevo fatto il mio personale kit, ossia uno zainetto a fiori rosa trapuntato, con dentro il mio orsetto Bianchino (sempre lui), una piccola torcia elettrica, un quaderno, una penna, un maglioncino.
    In caso fosse tornato il terremoto, avrei avuto tutto ciò che reputavo indispensabile all’epoca.
    Ero proprio una ragazzina poco materialista, adesso mi servirebbe la borsa di Mary Poppins.

  3. È vero, se la bevi di importazione in Italia la Guinnes fa cagare. Se la bevi a Dublino, magari alla fabbrica, è un’esperienza di vita, nonché un pasto completo!
    Bello, il bicchiere.

  4. Carina l’idea dei tralicci! Però, mentre viaggi da solo in una notte buia e tempestosa, vedersi sfilare accanto tante sagome umane giganti può essere abbastanza inquietante :o

  5. I tralicci, i tralicci! Che belli quei tralicci. Però pure la Guinness QR. Mentre i bicchierini un po’ mi fanno paura.

  6. Anche a me piace il kit di sopravvivenza…ma non ci hanno messo dentro anche il libro della Claudiappì? Ora gli scrivo a questi signori e gliene dico quattro!
    E già che ci siamo chiamo anche quelli della candela di cioccolata, ma che gola, la voglio :-) !!!
    Bacetti!

  7. la borsa elegante ricaricatutto è un bel colpo, ne esistono in commercio ma tipo portacomputer, anche se l’idea di girare con una enorme pila sottobraccio non mi ispira, poi quando dai la mano a qualcuno si accende come una lampadina?

  8. Ho deciso. Metto quella borsa nella wishlist! :)

  9. Se i Maya avessero ragione nel mio ‘personal kit del survivor’ deve trovar posto almeno qualcosa relativo a “sesso, birra e rock ‘n roll”. Nel kit messicano non han messo neache un mariaki, non una corona, e neanche coadiuvanti per il ciupa-ciupa. Che visione trista della vita.
    Sono bellissimi i pali dell’alta tensione. Ma so già che in Italia non si possono mettere. Ledono il paesaggio e impressionano i bambini, nonchè sono discriminatori nei confronti dei trans.

    • Per i pali trans basta aumentargli la zona tette :)
      Comunque ognuno può fare il proprio personalissimo survivor kit, penso che se a qualcuno venisse in mente di farne di diversi tipi, in vista della fine, guadagnerebbe milioni. Non ditelo a Corona.

  10. Grande Claudia

  11. Bellissima l’idea per il fondent au chocolat! slurp

    Invece i pali della luce ominidi mi danno un certo senso di angoscia. Che poi nel mio immaginario già l’Islanda non è un paese dei più giulivi, con quelle cose all’orizzonte… mmm

  12. Finalmente ho trovato un’altra persona a cui, come a me, non piace la Guinness. E a me la birra piace eh!! E anche il cioccolato…..VOGLIO QUEL DOLCETTO!!!!!

Trackbacks/Pingbacks

  1. Forgotten, by Micheal Cameneti « Seme di salute - [...] video. Dell’autore potete trovare altri video qui su Vimeo. Copio e diffondo dall’ultima rassegna di curiosità di Claudiappì. Condividi:FacebookTwitterLike…

Lascia un commento

Top
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: