Non voglio più questo inverno, il vento che mi rompe gli ombrelli, la pioggia che mi bagna il cappottino di lana cotta, il freddo che mi gela i piedi.
È tutto così spento, le cose prendono la patina grigiastra del cielo a metà mattina, quando comincia a scurirsi, quando le nuvole avanzano a coprire il sole, invidiose.
E sono costretta ad accendere le luci in ufficio. Le luci al neon.
Odio i neon, mi sanno di ospedale, di grandi magazzini, mi mettono tristezza.
E questa settimana li ho accesi troppe volte per non risentirne.
Anche adesso fuori piove, lo vedo dalla mia postazione privilegiata, il divano.
Sono avvolta nel pile come si avvolgono i neonati nelle copertine, una specie di bozzolo da cui fuoriescono le braccia, in una posizione improbabile che almeno mi permette di scrivere, a rallentatore, un tasto alla volta, ma tanto che fretta c’è.
Il bello di essere grandi è che non devi accampare scuse per non fare quello che non ti va. Ci sono i piatti nel lavello che hanno bisogno di un bagno, ciuffi di pelo di gatto mi passano davanti, sbeffeggiandomi, la lavatrice ha fatto tac, non c’è più la sicura dell’oblò, dovrei ritirare i panni prima che vadano a stendersi con le loro gambe.
Mentre alzo un dito a caso, il medio, mi accorgo che è quello con l’unghia spezzata. È stata una lampo, stamattina mentre ero in ufficio.
Mi accorgo che c’è qualcosa che non va, quando faccio un dramma anche per un’unghia spezzata. Non è stato un vero e proprio dramma, niente invocazioni con il dorso della mano appoggiato alla fronte, ma ho passato cinque minuti buoni a sbuffare e a guardarmi il dito e a ripetermi che ci mancava questa, che mi ero messa lo smalto blu solo ieri, che capitano tutte a me.
Quello che non va è che in questi giorni non è successo niente (o io non sono riuscita a vedere niente, ma il risultato non cambia), nessuno stimolo, niente ispirazione, tutto piatto, a due dimensioni. A un certo punto ho pensato seriamente che sarei diventata un cartonato, come il nuovo avatar, quello che sta a destra della pagina. Ecco, quella è stata una cosa carina, ho sempre desiderato diventare un cartoon e lui mi ci ha fatto diventare.
Per il resto, una specie di Antartide senza nemmeno gli occhioni di una foca e la goffaggine di un pinguino.
Ho bisogno di fiori nell’erba, di prendere un treno, di guardare una mostra, di tirarmi su le maniche per il caldo, di aperitivi con persone che non vedo da tempo, di rossi e arancioni, di cotone sottile, di andare e tornare, di risposte, di scarpe nuove, di aria.
E non ho nessuna intenzione di aspettare la primavera.
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Cla, ti capisco.
E certo l’inverno reale e quello metaforico non aiutano, però dai, è tempo di disgelo, lo dico anche se qui domani arriverà la neve.
Avere il desiderio delle cose che hai detto è già essere con la mente lontana dall’Antartide.
Bello il tuo cartoon!
Bacio Cla!
Sì, hai ragione, saggia donna ;)
Bacetti
Ti ho nominato per il Very Inspiring Blogger Award 2013. Vieni a leggere questo post, così capisci in che guaio ti ho cacciato ;)
Oddio, adesso vado a leggere.
Si nota che non tengo il passo con gli aggiornamenti, eh?
Vabbè, dopo decido se devo ringraziarti o meno, ma è pur sempre un premio, quindi propenderei per il sì ;)
non ti preoccupare, rilassati, le cose si aggiustano e si sistemano da sole un po’ alla volta :)
e l’inverno è finito ormai
Ecco, mi concentrerò principalmente sull’ultima frase fino al 21 di marzo :)
Arriverà presto, primavera o no, quel sole, quel caldo e quei colori che cerchi. Sono convinta che tutto questo ce l’hai già dentro e non lo vedi perché guardi il cielo grigio che sta fuori dalla finestra. <3
E poi arriveranno prestissimo anche gli aperitivi… e le cene… :* (e io non vedo l'ora!)
Anch’io, Pic :***
Sono giorni che penso ai “bozzoli”. Volevo farne un post, ma evidentemente dovevo parlarne qui da te che ogni tanto, per casuali inclinazioni ;) mi previeni. Perché sì, a volte si sta come in un bozzolo. Ne hai mai visto uno? Sono bellissimi. Pensa a quello del baco da seta per esempio. Un capolavoro biologico. La sua funzione è quella di proteggere la metamorfosi che sta avvenendo all’interno. E sulla metamorfosi non farmi battutacce, ché già mi sembra di sentirti :).
Quindi tra un po’ potrei spuntare alta, magra e con un lavoro soddisfacente?
Benvengano le metamorfosi (e niente battutacce) ;)
Il bello è che, pure quando non ti succede niente, riesci a scrivere qualcosa…
Mi sforzo di, anche quando sono tutto fuorché ispirata.
(Penso di non aver mai usato la parola “fuorché”, ha qualcosa di arcaico che mi piace, non trovi?)
Io, se non sono ispirato, non riesco nemmeno a scrivere la lista della spesa.
“Fuorché” mi piace molto, è la prima volta che scrivo questa parola. Tu però l’hai anche usata.
In fondo Claudia io credo che sia solo ciò che abbiamo dentro che trova una risonanza nel fuori. Ricordo un tuo post simile scritto durante le vacanze al mare nel quale ne volevi fare mille ma poi. Non voglio mandarti ancora più giù. Ma a volte è davvero così. Ce la prendiamo con il tempo oppure aspettiamo dal tempo e dalle stagioni una rinascita, un sole che non abbiamo. Come se bastasse averlo di specchio. Mi sembra più bello dire che nella vita ci sono alti e bassi, momenti attivi ed altri meno, gioie e dolori. Ma nella vita. Indipendentemente dalle stagioni. (sai che la notiifica di questo post mica mi è arrivata per email. Queste sono le cose gravi ;-) un abbraccio
Sono fortunata anche perché mi seguono persone saggissime, ecco.
Detto questo, per la disperazione mi sono iscritta anch’io al mio blog e neanche a me arrivano le mail.
(però i feed reader funzionano, peccato che non usi il Google reader, anche se io uso solo quello per leggervi ed è comodissimo).
C’è da dire una cosa: il tuo cartonato, come lo chiami tu, non ti assomiglia per niente. Questo io lo prenderei come un segnale positivo.
Ma non è vero, sono identica. Se ci vedremo, un giorno, mi porterò dietro il cartonato.
No, portati una bottiglia di vino. Bianco, grazie.
che bello, vengo qui e trovo ristoro proprio perché questo è un inverno un po’ così. Mi fermo e bevo qualcosa di caldo. Grazie.
Gradisce anche due biscottini? ;)
Anche questo post è perfetto :^)
Ma guarda, e a me che bastava fosse “passabile”.
Grazie, speaker ;)
Un pezzettino di cielo azzurro io l’ho visto anche nel diluvio di oggi. Sarà il weekend di studio che mi abbassa le aspettative. Una cosa nuova per giorno e arriverà, questa primavera. :) un abbraccio
Di solito capita anche a me di vedere cieli azzurri pure nelle tempeste, infatti questo stato di cose mi destabilizza non poco :)
Abbraccio di rimando.
Non mi preoccupo. Anche l’orso bianco va in letargo d’inverno, e rallenta il cuore a 6 battiti al minuto.
Attendi i segnali del risveglio. Il primo è quella fame bastarda che ti fa aprire 22 volte al giorno l’anta della dispensa. L’orso polare quando si risveglia ha una fame del diavolo.
Il secondo segnale è quello che chiamo attività da tartarughe. Quando fuori c’è l’urgano, le tartarughe ci danno dentro. Il tempo del risveglio dell’orso bianco corrisponde subito al tempo degli amori.
Se hai questi due avvisaglie, la primavera si sta avvicinando.
Dillo, sei Piero Angela.
Si spiegherebbe il fatto che ti adoro.
Comunque il primo sintomo cèlo. Aspetto con ansia l’altro.
Finirà mai quest’inverno? Me lo chiedevo stamattina in una Genova congelata. Bel post!
Qui è venuto almeno il sole. Il Signore del Meteo ha avuto pietà di me :)
Grazie, Emiliano :)
Se non hai voglia di aspettare vai! in fondo la primavere è uno stato d’animo, primule gialle che sbocciano dentro…1000 sorrisi a te :)
Massì, vedo già i primi tocchi di colore ;)
Abbracci!
Tipo che a Milano c’è Modigliani e io pensavo di andarci. C’è anche il sole tiepidino in questi giorni. E’ bello stare fuori.
Voglio dire, dai, vieni!
Non mi dire così. Non lo so, che ne dici di aprile? Tipo verso i primi. Ma non assicuro, però vorrei tanto <3
Teniamoci in contatto. :D Qui sono a minaccia trasferimento!