Quando scrivo un post, solitamente uso sempre la stessa tecnica: lo rileggo venti volte e, se alla ventesima ancora non mi ha fatto cadere con la testa sulla tastiera e la bava alla bocca, allora lo pubblico.
No, è che odio anche i refusi, degli altri ma soprattutto i miei, mi saltano all’occhio come accerchiati da frecce lampeggianti, quindi cerco di debellarli con le dovute cure, dato che pare non abbiano ancora inventato un vaccino.
Per dire, ho appena scritto un post su quella volta che ho incontrato un ragazzo a Roma, avevo quindici anni e lui l’avevo conosciuto su IRC. Abbiamo passato l’intera giornata a Villa Borghese, seduti su una panchina a fumare. Ho fumato un pacchetto e mezzo di Marlboro, per darmi un tono, per evitare di parlare, per tenere le mani impegnate e non mangiarmi le unghie, per la delusione di aver incontrato uno che mi era simpatico online, ma non mi piaceva dal vivo. Con tutta me stessa mi sono sforzata di evitare di sprecare una bella giornata di sole a Roma, tutto quel verde, quella bellezza attorno, speravo che ci scappasse almeno un timido bacio, che scattasse una lieve, infinitesimale attrazione fisica, ma niente, non mi piaceva proprio, neanche mettendoci tutta la buona volontà.
E quindi ho scritto questo post che ho riletto due volte e già mi aveva tramortito, allora non se ne fa nulla, mi dispiace. Evidenzia → Mela X.
Però l’ho scritto perché sono stata di nuovo a Villa Borghese, dopo tutti questi anni, e un po’ mi è venuto da ridere pensando a quanto, in fondo, mi conoscessi poco e conoscessi pochissimo gli altri.
L’ho scritto perché, a pensarci bene, tutte le volte che vado a Roma, ci vado anche per incontrare persone che ho conosciuto online.
Se un tempo era IRC, adesso è WordPress, Facebook, Twitter o chissà cos’altro. Se un tempo era per trovare un fidanzato (senza che ci sto a girare troppo attorno), adesso è per prendermi una birra e parlare e sparare stronzate e sentire le nostre risate, quelle vere, non gli ahahaha. Ché nel 90% dei casi, quando uno scrive ahahaha, in realtà rimane serissimo, l’hanno dimostrato un sacco di studi scientifici. E questa cosa è buffa e allo stesso tempo un po’ triste, perché dal vivo mica succede. Dal vivo, o ridi o sei serio.
Ebbene, ho conosciuto diverse persone nuove, qualcuno che con molta probabilità non rivedrò mai più e qualcun altro che invece mi farà piacere rivedere. Ho confermato le mie impressioni, mi sono ricreduta (positivamente) su altre, ho riabbracciato bella gente. Il bilancio è stato positivo, infatti ho fumato pochissimo.
Ma se fossimo stati più vicini, ti saresti messa con me?
Sì, può essere.
Ovviamente, su quella panchina, ho mentito spudoratamente.
Cosa che non faccio più, perché le panchine sono troppo piccole per dividerle con persone che non vuoi, o che vuoi poco. Ma il vizio di conoscerle no, quello è un vizio buono e me lo tengo stretto.
Ahahaha!
Ok, sono serio.
Spero di far parte delle genti (si può dire “genti”? E’ la prima volta!) che ti farà piacere rivedere.
Per forza! :D
No, questa storia degli “ahahaha” finti mi ha sconvolto!
Lo so, è la dura realtà.
Mi è successa la stessa cosa ai tempi del liceo, con un ragazzo conosciuto non so neppure più su quale sito.
Abbiamo trascorso mesi ad inviarci mails appassionate, parlando di argomenti profondi ed intimi riuscendo a raggiungere un’intesa apparentemente perfetta.
Finché non ha deciso di prendere un treno e venire a trovarmi.
Era (ed è) anche un bel ragazzo, con un paio d’occhi verdissimi e… una faccia seria, serissima, impassibile, per tutto il tempo.
Quasi non ci siamo rivolti la parola ed io mi chiedevo come fosse possibile, dopo tutte quelle che ci eravamo scritti con foga, quasi senza aspettare la risposta dell’altro.
E’ stato un pomeriggio lunghissimo ed imbarazzante, non è successo nulla, letteralmente.
Tornato a casa, è sparito per un po’ ed io ho fatto lo stesso, dopodiché abbiamo ricominciato a sentirci come prima, come se nulla fosse stato.
E’ riapparso sui miei schermi dopo anni, quando vivevo a Roma e, guarda caso, stava proprio per passare da quelle parti per lavoro (è diventato un musicista con i controcazzi, per dire).
Gli ho dato il mio numero ed abbiamo deciso di incontrarci di nuovo, dopo anni di silenzio.
Mi ha aspettata a Roma Termini per ore, dopo aver inviato un sms al numero (sbagliato!) che gli avevo scritto via mail e senza la possibilità di contattarmi in altro modo.
Quando me ne sono resa conto, ho realizzato di non avere il suo numero per dirgli dell’errore e mi sono sentita talmente in colpa da chiedermi se quel refuso (appunto) non fosse un metodo trovato dalla mia coscienza per evitarmi un secondo incontro imbarazzante.
Non lo saprò mai, probabilmente. :P
Oh, ma che storia!
Alcune persone non sono destinate a frequentarsi nel mondo degli atomi, meglio rimanere in quello dei pixel ;)
E io un giorno spero di conoscerti e di essere tra le persone che ti farà piacere incontrare di nuovo.
Ma perché rileggi i post venti volte? Tanto ti vengono così, meravigliosi, lo so ;-)
Bacio Cla!
Eh, dovremmo fare anche noi un raduno, prima o poi :)
(non fare caso a me, sono paranoica)
:*
sono sempre riluttante a fare il salto dal pixel all’atomo (ti rubo l’espressione).
è un azzardo cambiare dimensione e acquario, si rischia di restare lì a boccheggiare come pesci fuor d’acqua
ml
Però il momento durante il salto vale la pena ;)