Stamattina, dovevo sistemare il cassetto dell’intimo, così avevo scritto sull’agenda. È una di quelle faccende che procrastini fino a quando, un giorno, per trovare un paio di calze, impieghi un’ora rovistando tra mutande appallottolate e collant e cose che non ti spieghi come possano essere finite lì. Ma stamattina non era la mattina giusta, non mi sentivo abbastanza ispirata, e poi per trovare le calze ci metto ancora solo quarantacinque minuti, quindi ho fatto un altro gioco.
Ho contato sulle dita della mano le persone, ogni dito un nome, mi è avanzato il mignolo della mano destra che ha ospitato varie ed eventuali, come alla fine dei verbali delle assemblee di condominio.
I nomi sono venuti facili, subito, perché le persone che fanno parte della tua vita le conosci bene, sai perfettamente chi sono, anche quelle che sembrano non esserci, che si nascondono tra i numeri dei chilometri e le pieghe del tempo.
E allora ho preso le dita con tutti i loro nomi e sono stata lì per un po’ a guardarle, a pensare a quelli che ci sono ogni giorno, a quelli che (purtroppo) ci sono, a quelli che vorresti ci fossero di più, a quelli che ci sono ogni tanto, a quelli che sai che ci saranno sempre, a quelli che speravi fosse così e invece no.
Mentre stavo lì a fare questo gioco divertentissimo, mi è arrivato uno di quei messaggi che mi fa sempre piacere ricevere, due parole: che fai?. E non come stai, come va, buongiorno, ciao. No. Che fai arriva subito al dunque, è qui e ora, salta i salamelecchi e per questo mi piace.
Traggo conclusioni, ho risposto.
Perché era esattamente quello che stavo facendo. Perché un tempo pensavo che le parole fossero importanti e che contassero i fatti, adesso non so mica più se è così. Le parole possono ingannarti, i fatti diventano cartoline sbiadite se li lasci lì, a impolverarsi al sole. Tirando le somme, conta solo quello che senti, le persone che senti, chi c’è c’è e lo sai.
Sull’agenda avevo scritto sistemare il cassetto dell’intimo e, dato che mi piacciono le metafore, diciamo che l’ho fatto.
Invidio l’organizzazione del segnarsi sull’agenda che il cassetto dell’intimo va riordinato…il mio avrebbe bisogno di una revisione!
Contare le persone è un po’ come contare le case in cui hai vissuto, farlo ha un che di rilassante e aiuta a rimettere ordine nella cronologia passata, quindi sì effettivamente simile al cassetto dell’intimo :)
È la primavera, bisogna fare ordine.
Comunque, non faccio le cose che segno, figurati le altre! ;)
ehehehe ma quello non è importa, dal non-fare come vedi viene fuori dell’altro più interessante :)
E’ sempre bello leggerti.
Grazie <3