Stamattina ho scritto a un amico “è tutto in divenire” e questa parola, divenire, mi si è appiccicata addosso, l’ho bagnata nel latte, l’ho spalmata nel cornetto, mi ci sono lavata i denti, l’ho stesa sulle ciglia e ora me la porto nelle dita.
Senza andare a scomodare Hegel più di tanto, divenire è l’opposto di essere. L’essere è statico, il divenire per niente.
Io sono spesso e divengo pochissimo, anche se non sembra. Sono come gli alberi che perdono le foglie, in autunno, tu li vedi diversi, si trasformano, ma poi sono sempre gli stessi alberi e hanno le radici lì, sotto i marciapiedi dove cammina la gente, dove ci si siedono gli anziani a parlare del tempo.
Essere è facile, una volta che impari cosa sei. E io ho imparato, sono anni che lo so, allora spesso è tutto automatico, a volte noioso, sempre rassicurante.
Divenire invece è un cazzo di caos, una strada piena di curve a gomito, la camera da letto durante il cambio degli armadi, il cruciverba senza schema.
E quindi, tra cose che finiscono, che iniziano, che iniziano (?), che finiscono (?), tra pensieri che faccio e che trattengo, tra i se messi in fila a fare bella mostra di sé, tra i giorni di tristezza e di manie di grandezza, in questo momento di confusione totale e di lucidità a tratti, divengo.
finalmente
Era ora, sì :)
Parafrasando Elio: è sempre bello vedere una donna in divenire…
;)