Ho questo piccolo difetto delle aspettative.
Mi piacerebbe provare anche solo un giorno a non averne, a svegliarmi senza aspettarmi niente, dagli eventi, dalle persone. Tutto quello che viene è benvenuto, quello che non viene, pazienza.
Dicono si viva meglio, ma io non lo so.
Non lo so perché ogni mattina appena apro gli occhi inizio ad aspettarmi cose da questa vita che è un po’ come quella di tutti gli altri, a volte meravigliosa, altre veramente orribile, il più delle volte così così, senza grossi slanci. Io vivo per i grossi slanci, in realtà. Me li aspetto ogni giorno e infatti poi ci resto male quando non arrivano, e il più delle volte non arrivano.
Ormai nessuno mi crede più quando provo a dire che di una cosa non mi importa nulla, andrà come andrà. Non è mai vero. Mai. Mento anche a me stessa, per non rimanerci troppo male quando non va come io voglio che vada, quando deraglia e esce dai binari che gli avevo costruito con pazienza, dedizione e Lego, un pezzo dietro l’altro.
Non sono fatta per non aspettarmi nulla, sono fatta per aspettarmi tutto. E quindi destinata alla delusione. Ma chi non ne ha, di delusioni. Dalle delusioni ci passano tutti e tutti sopravvivono.
Stamattina ho fatto colazione con un’amica che non vedo spesso, eppure viviamo vicine. Mentre ci impiastricciavamo di zucchero a velo e guardavamo il sole alzarsi sulle vallate di Recanati, tra un morso e l’altro, ci siamo raccontate avventure e sventure. Toccando tutto di striscio, senza andare troppo a fondo, senza dettagli superflui, ché di mattina le cose devono essere leggere perché poi ti aspettano i clienti scortesi al lavoro, i guidatori troppo lenti nel traffico, i messaggi che non arrivano, quelli che arrivano e avresti preferito di no, insomma, ti aspetta la vita dopo i cornetti al cioccolato e il silenzio del colle dell’Infinito.
E lei a un certo punto mi ha detto: io non ti ho mai visto davvero delusa. Non riesco a immaginare come potrebbe essere la tua faccia.
È perché prendo quasi tutto con ironia, anche le tragedie. E allora mi sono ricordata di qualcuno che mi ha beccato in un momento di profonda delusione, neanche troppi giorni fa. Mi ha proprio colta quando ho alzato gli occhi che quasi mi scappava da piangere e meno male che c’era il vento. Ecco, ci sono due tipi di delusione: quelle lievi, in cui sei deluso perché tu volevi Barbie Luce di Stelle e invece ti hanno regalato Tanya Ballo di Primavera, che non è proprio la stessa cosa. E poi ci sono le delusioni serie, in cui sei deluso che ti fa male lo sterno e un po’ ti cedono le gambe e poi sopraggiunge la rabbia e poi attorno non vorresti avere nessuno e invece c’è gente e allora fai il simpatico e almeno non ci pensi. Ecco, io quella faccia lì vorrei non la vedesse nessuno e spesso la tengo nascosta, ma ce l’ho ed è una brutta faccia, credetemi.
Ma anche quella fa parte del gioco, insieme ai castelli di sabbia, a quelli di carta, a quelli costruiti in aria, alle montagne russe e all’ottovolante.
Anche domani sarà l’ennesimo giorno in cui mi aspetto tutto e se mi toccherà giocare con Tanya regina del castello di carte napoletane, pazienza, c’è sempre dopodomani.
Non riuscirei mai ad accettare un essere umano dal cuore in flat, che non abbia provato ogni genere di sentimento in maniera estrema, dal riso al dolore, all’odio e all’amore…
Le aspettative rovinano la vita, purtroppo. Meglio lavorare giorno dopo giorno sul materiale che abbiamo in quel momento a disposizione. Davvero.
Ci proverò :)
Io volevo Goldrake e mi regalarono Mazinga, cavolo!
E sono rimasto deluso così spesso che me lo sono ripetuto per farmene una ragione ed è diventato un mantra e un crogiolo – quasi direi che mi tira su buttarmi giù.
Eeehhh fratello.
la delusione è il prezzo del biglietto al cinema delle aspettative (e io lo pago volentieri, che senza sogni non sarebbe un bel film la vita)
ml
Sai che anch’io? Sarebbe molto più facile non averne, ma anche molto più noioso.