Ho perso un orecchino. Non era un orecchino prezioso, non era d’oro, non aveva perle o pietre, era un orecchino a forma di trancio di pizza che mi avevano regalato l’anno scorso per il mio compleanno.
Ricordo esattamente il giorno in cui me l’hanno regalato e ancora meglio il giorno in cui l’ho perso, il dottore mi ha detto “devi togliere tutti gli anelli, i bracciali e gli orecchini.”
“Hai qualche placca metallica interna?” – mi ha chiesto – e io fortunatamente non ho placche metalliche interne, altrimenti non avrei saputo come toglierle, ma forse quelle te le lasciano tenere, così come mi ha lasciato tenere i tatuaggi. Meno male non ho dovuto scorticarmi, svengo alla vista del sangue.
Quindi ho messo tutta la ferraglia in borsa, in una taschina, ho finito la visita, sono uscita a vagabondare per strada e, quando ho rimesso le mani nella tasca, ho ritrovato tutto tranne quel piccolo trancio. Uno sì, l’altro no.
Porto quasi sempre gli orecchini spaiati, ma quelli li mettevo insieme perché erano i miei preferiti e li mettevo sempre ed è per questo che li ho persi. Avete mai perso cose che non mettete mai? Una collana orrenda che resta segregata per quasi tutta la sua vita di collana dentro il portagioie può mai perdersi? Le cose che non escono mai di casa non si perdono. Da piccola, quando non trovavo qualcosa, andavo a lagnarmi da mia nonna e la risposta alle mie lagne era sempre “la casa nasconde ma non perde”.
La vita perde, invece. La vita fuori perde e deteriora e rompe. E fuori portiamo le cose che ci piacciono di più, quelle che amiamo far vedere, quelle che ci piace avere addosso. Esponiamo le cose all’usura e più le amiamo più le esibiamo, più le esibiamo più un giorno torni a casa metti le mani nella tasca della borsa e quella cosa non c’è più.
Sappiamo di correre il rischio e non lo corriamo solo con gli orecchini a forma di trancio di pizza, lo corriamo con i rapporti quando gli togliamo la campana di vetro e li esponiamo al vento che spinge in direzioni diverse, alla pioggia che bagna e stinge, alla grandine che ammacca, alla neve che congela e al caldo che scioglie.
È possibile che un bel giorno non trovi più quello che avevi il giorno prima, però cazzo se n’è valsa la pena.
Mi hai fatto ripensare all’anello del nonno che ho perso perché si è sfilato dallo snake, era troppo largo, allora lo portavo al collo. Mi piaceva perché per la mitologia di famiglia era un ricordo dell’Africa dove il nonno era stato spedito a combattere durante la guerra e me era tornato con una polmonite. L’ho trovato in un portagioie quando hanno portato a casa tutte le cose del nonno, una volta svuotato l’appartamento, e dal giorno che l’ho perso mi sono sentita un po’ più instabile. Non avevo mai pensato che si perdono solo le cose che si portano e che vuoi mostrare. Forse da stanotte ci dormo sopra meglio.
Bello leggerti, il tuo punto di vista e il tuo modo di raccontare è sempre speciale. E hai ragione,la vita è proprio così come tu scrivi.
Vale la pena perdersi un po’. Io me lo dimentico troppo spesso.